ETIMOLOGIA DELL'ETICHETTA: CYBERPUNK by Bruce Bethke
All'inizio
degli anni 80 scrissi un raccontino su un pugno di ragazzini hacker; già
dalla prima stesura la storia ha avuto un titolo e, guarda caso, quel titolo
era cyberpunk.
Il
conio della parola cyberpunk è stato un atto creativo cosciente
e deliberato da parte mia. Nel chiamare così il racconto già
dalla prima stesura ho cercato attivamente di inventare un termine
che segnasse una giustapposizione tra le attitudini punk e l'alta tecnologia.
Le ragioni di un'azione di questo tipo erano puramente egoistiche e commerciali:
desideravo dare al racconto un titolo scattante e di una sola parola che
la gente potesse ricordare.
Ora
come ora, non si può non dire che avevo visto giusto.
Come
ho creato la parola? Nel modo in cui nasce ogni parola nuova, credo: attraverso
la sintesi. Ho preso un pugno di radici (cyber, techno, e così via)
e le ho mescolate con un po' di termini del mondo giovanile deviante e
ho provato varie combinazioni fino a che una non suonava bene.
Quali
concetti speravo di includere nel termine?
Capiamoci,
doveva essere sia il titolo di un racconto che la descrizione di uno dei
personaggi focali. Perciò i concetti dietro alla parola erano gli
stessi delle idee che guidavano la storia:
Che i
bambini hanno un collegamento indefinito che permette loro di imparare
i linguaggi molto più facilmente di quanto non riescano a fare gli
adulti, e questa abilità non è limitata ai linguaggi 'organici'.
Che gli
adolescenti possono essere pericolosi perché vivono in una specie
di stato eticamente neutro. Non hanno ancora il senso dell'empatia e non
hanno ancora afferrato sul serio il collegamento tra le loro azioni causative
e gli effetti risultanti.
Che, così
come la padronanza di un linguaggio è potere, l'abilità tecnologica
è liberazione e nel 1980 eravamo lontano 20 o 30 anni dall'esplosione
di quella tecnologia che avrebbe cambiato la distribuzione del potere nella
società (va be', mi sono sbagliato sulle scadenze temporali).
Che i
genitori e le altre figure adulte dell'autorità sarebbero state
male equipaggiate per trattare con la prima generazione di adolescenti
cresciuti 'parlando il linguaggio dei computer'.
Per questo,
se pensate che i punk o i motociclisti erano un problema, aspettate di
incontrare i… i… Possibile che non c'è una parola per descriverli?
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Così
mi sono messo a creare e a definire la parola che mancava.
La
storia del racconto, secondo gli standard contemporanei, è piuttosto
anonima: una banda di adolescenti ribelli che salta la scuola e va in giro
per 'La Rete? Coi propri computer portatili, commettendo atti di vandalismo
casuali e di disturbo. Il nostro eroe è un bravo ragazzo che si
è trovato una cattiva compagnia; i genitori alla fine realizzano
che c'è qualche problema e cercano di tagliare la relazione. Questo
porta il ragazzo ad usare le proprie capacità tecniche per uno scopo
preciso: ribellarsi ai genitori… e di vincere in quanto il cambio
dei paradigmi è tutto a suo favore.
Nel
giugno del 1980 lo spedii all'Asimov's dove l'allora curatore, George
Scithers, l'apprezzò ma disse che i suoi lettori non avrebbero mai
apprezzato una storia che finiva con la vittoria del pink. Ci attaccai
una coda in cui Mikey ha quello che si merita e Scithers lo rifiutò
sulla base del fatto che nel frattempo aveva consultato un vero esperto
di computer e l'idea era troppo inverosimile: dei ragazzini punk con personal
computer portatili delle dimensioni di un notebook? Ridicolo!
Il
vecchio George ci avrebbe risparmiato un sacco di problemi se solo avesse
comprato quella dannata cosa allora.
C'è
una cronologia da seguire:
Tra il
giugno 1980 e luglio 1982 ho spedito la storia a tutte le riviste nel campo
della SF. Forse non ci sarebbe voluto tanto a venderla se non avesse passato
più di un anno negli uffici editoriali della Amazing Stories
Dopo che
la TSR comprò Amazing al nuovo curatore (George Scithers,
di nuovo, tolto da Asimov's) piacque molto il racconto, lo volle
e volle anche sapere dove ero stato nascosto tutti quegli anni. Lo comprò
nel luglio del 1982 e non gli dissi la verità fino a che l'assegno
non fu incassato dalla mia banca.
L'illustrazione
fu fatta e datata 1982 da Bob Walters, un frequente collaboratore dell'Asimov's
e del vecchio amicone di Gardner Dozois.
Il racconto
fu pubblicato nel numero di Novembre del 1983 di Amazing, il che
indica che siamo vicino al 15° compleanno di Cyberpunk. Certo,
allora non avevo proprio idea che dopo 15 anni dovevo ancora rispondere
a delle domande su quella dannata cosa.
Un PUNTO
IMPORTANTE! Non ho mai preteso di aver inventato il genere cyberpunk. Quell'onore
appartiene principalmente a William Gibson, il cui romanzo Neuromante
del 1984 è stata la vera opera di definizione del 'Movimento' (a
quel tempo Mike Swanwick dichiarava che gli scrittori del movimento dovevano
essere definiti neuromantici, in quanto la gran parte delle cose
che facevano era Imitare Neuromante. Non si dovrebbe comunque dare il solo
credito a Gibson, Pat Cadigan (Pretty Boy Crossover), Rudy Rucker
(Software), W.T. Quick (Dream of Flesh and Sand), Greg Bear
(Blood Music), Walter Jon Williams (Hardwired), Michael Swanwick
(Vacuum Flowers)… la lista degli scrittori che nei primi anni '80
dettero dei contributi importanti per la definizione del genere sfida la
mia capacità a ricordare i nomi. E non fu neppure un concetto immacolato:
John Brunner (Shockwave Rider), Anthony Burgess (A Clockwork
Orange) e forse anche Alfred Bester (The Stars My Destination)
furono tutti degli antecedenti importanti della cosa che fu conosciuta
come la narrativa cyberpunk.
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Io?
Mi è stato detto che il mio contributo principale è stato
quello di aver inventato lo stereotipo dell'hacker punk coi capelli alla
moicana, Quello e il fatto di aver dato il nome alla bestia, naturalmente.
Altre
cose che si possono stabilire come fatti:
Bill Gibson
continua ad insistere che la sua idea è stata il cyberspazio,
non il cyberpunk
Bruce
Sterling ha ripudiato la paternità del termine (corrispondenza privata)
e ha dichiarato di averlo sentito per la prima volta da Gardner Dozois
tra la fine del 1984 e gli inizi del 1985
John Shirley
mi ha accusato in pubblico di aver cambiato il titolo al racconto per sfruttare
il successo di Bill Gibson, il che è abbastanza comico in quanto
Neuromante è stato pubblicato un anno dopo Cyberpunk
Gardner
Dozois insiste di non aver inventato il termine, ma di averlo popolarizzato,
una distinzione che sono in molti a scordare. In privato Dozois mi ha detto
di 'aver preso il termine in giro, verso l'inizio degli anni '80', il che
lo fa apparire quasi come una malattia (e va a supporto della teoria del
linguaggio come un virus)
Gardner
Dozois stava facendo il lavoro di prima lettura all'Asimov's quando
ho spedito il racconto là la prima volta
Dozois
ha curato l'antologia del meglio dell'anno per il 1982. Il che, si spera,
significa che ha letto la gran parte dei racconti pubblicati quell'anno
Mentre
lavoravo al racconto avevo dei problemi a visualizzare un personaggio,
Rayno. Voglio dire, avevo un'idea di base, era alla moda e sgargiante coi
capelli ossigenati. Ma l'essenza del suo carattere stava nel fatto che
era un'impostura! Rayno era un parassita che viveva delle capacità
delle altre persone: una creatura che era solo stile, posa e immagine,
senza alcun talento.
Come
detto avevo dei problemi a visualizzarlo… fino a che per caso non ho scorto
delle registrazioni iniziali di MTV di Billy Idol. Saltai su indicando
lo schermo: 'è lui!'
Il
che rende abbastanza divertente il fatto che negli anni '90 il vero
Billy Idol ha adottato l'identità cyberpunk fino al punto di darne
il nome ad un album. Se sapesse la verità… Pensate debba dirglielo?
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