BITS AGAINST THE EMPIRE by Luc Pac
Intervento di Luc Pac (Bits Against the Empire - rete Cybernet) al
convegno sul diritto alla comunicazione nello scenario di fine millennio (museo
Pecci Prato 1995)
Pubblicato su Nubi all'orizzonte, Castelvecchi editore
Visto il brevissimo tempo a disposizione vorrei proporre solamente uno spunto
di riflessione a cui poi ognuno potra' aggiungere le sue considerazioni
personali.
Sentendo parlare di tematiche come la regolamentazione del ciberspazio, il
problema dell'anonimita', della crittografia eccetera, sia da parte dei giornali
che da parte degli utenti e dei sysop come in questo incontro di Prato, mi
sembra di assistere ad uno scontro tra due culture diverse: da una parte la
cultura del mondo esterno e dall'altra parte la cultura della rete.
Due binari abbastanza separati tra di loro, due posizioni che hanno
difficolta' a comprendersi a vicenda. E vorrei fare un esempio di come un
particolare settore di queste tematiche possa essere visto, possa essere
trattato e si possa pensare di risolverlo in modi diversi senza tenere presente
che esso in realta' ha anche un altro aspetto, un'altra faccia della medaglia
con la quale bisogna confrontarsi e fare i conti.
In particolare vorrei parlare, visto che l'argomento e' gia' stato trattato
dal coordinatore italiano di Fidonet e anche da altri, della crittografia.
Molto brevemente vorrei far notare come il problema della crittografia, cioe'
di consentire o meno l'uso degli strumenti crittografici e quindi della
riservatezza in rete, non sia solamente un problema che ha fortissime
connotazioni politiche, ma che al contrario -- a prescindere dalle
considerazioni politiche -- presenti a monte di esse delle caratteristiche
tecniche del tutto particolari che non possono essere ignorate.
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Immagino che sappiamo gia' tutti in cosa consiste la crittografia: detto
brevemente, essa rappresenta un modo per comunicare in liberta' tutelando la
riservatezza delle proprie comunicazioni.
In questo momento se io mando un messaggio al mio amico Pippo attraverso una
rete telematica, questo messaggio sara' leggibile da me, da Pippo e da un numero
imprecisato di altre persone lungo la strada, siano esse sysops o semplici
utenti.
Alcuni vogliono far credere che questa sia una cosa normale e inevitabile:
nel mondo digitale tutta la comunicazione puo' essere registrata, archiviata e
quindi c'e' questa paura e questo rischio concreto del grande fratello.
In realta' negli ultimi anni sono stati sviluppati strumenti di crittografia
che sembrano essere estremamente robusti, estremamente forti e inattaccabili.
Teoricamente per decrittare un messaggio scritto con PGP non ci vuole un milione
di anni come dice Sandrone, ma ci vuole comunque un numero di anni sufficiente a
scoraggiare qualsiasi tentativo di attacco in questa direzione.
Questo vuol dire che se io mando un messaggio al mio amico Pippo crittandolo
con PGP posso essere ragionevolmente sicuro che questo messaggio potra' essere
letto da me, da Pippo e da nessun altro. Nessun altro vuol dire che vengono
esclusi non solamente i sysops -- che a torto o a ragione vorrebbero poter
verificare il contenuto dei messaggi -- ma anche gli organi di polizia. Quindi
se un'ipotetica banda di criminali impara ad usare gli strumenti crittografici
diventa perfettamente plausibile che possano utilizzarli per coordinarsi nel
compiere i loro atti illeciti.
A questo punto e' chiaro che la crittografia diventa un'autentica bomba nel
mondo digitale ed e' evidente che ci saranno degli sforzi per arginarne un
ipotetico uso da parte di criminali, duplicatori di software e cose di questo
genere.
Vorrei solo sottolineare che la crittografia non serve solamente ai
criminali: io posso anche non avere niente da nascondere, eppure voler tutelare
la mia riservatezza. Quindi potrei volere che nemmeno la polizia sia in grado di
leggere i miei messaggi, perche' magari non stimo o non ho fiducia nemmeno della
polizia, o tantomeno della polizia, come nel mio caso.
Le risposte delle reti telematiche a questo proposito sono state molto
diverse: su Internet la regolamentazione e' scarsa o inesistente e quindi e'
possibile mandarsi messaggi crittati. Su Fidonet, la maggiore rete amatoriale
mondiale, una policy molto ambigua proibisce di fatto il transito di messaggi
crittati. Su Cybernet, una rete amatoriale italiana in cui sono stati fatti
molti esperimenti a cavallo tra il tecnico e il sociale, la crittografia e'
permessa ed incoraggiata per tutta la posta privata.
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Altro dato che si aggiunge a questi: sapete forse che ultimamente alcuni
funzionari della DIGOS hanno fatto pressioni di tipo intimidatorio su alcuni
operatori di sistema per sapere se ospitavano messaggi scritti con PGP o
comunque posta crittografata. L'hanno chiesto "a puro scopo informativo" ma
naturalmente questi sysops si sono spaventati non poco.
Quindi e' chiaro che in un clima di intimidazione come questo ci siano da
aspettarsi anche dei tentivi di regolamentare questo particolare aspetto.
Ora, arriviamo al nocciolo della questione: ho detto all'inizio che il mondo
esterno sta mettendo le mani sul ciberspazio per regolamentarlo, imporvi le
proprie norme tradizionali e cosi' via. Nel fare questo calpesta una cultura che
esiste gia' sulle reti e che in un certo senso ha fatto si' che finora le cose
si siano autoregolamentate spontaneamente. In questo senso io parlerei
addirittura di "imperialismo culturale" da parte del mondo esterno. A dire il
vero, un'ottica da antropologo -- cioe' un'ottica molto diversa da quella con
cui si affrontano normalmente queste questioni -- rivelerebbe nella
regolamentazione del ciberspazio molti elementi interessanti.
Bene, nel caso della crittografia quello che vorrei dire e' che se si pensa
di poter proibire la crittografia per legge (oppure con una policy come ha fatto
Fidonet), si stanno facendo i conti senza l'oste, perche' si pensa di risolvere
con un atto politico un problema che invece ha a monte degli aspetti tecnici che
non possono essere trascurati.
Su Fidonet ad esempio e' proibito spedire msg crittografati, ma e' permesso
naturalmente spedire oltre a testi in chiaro anche immagini, fotografie o cose
di questo genere. Il procedimento attraverso il quale vengono mandate le
immagini si chiama "uuencoding" e in pratica consiste nel trasformare l'immagine
o il disegno o qualunque altra cosa in una sequenza di caratteri alfanumerici
che letti da un punto di vista umano non hanno nessun significato, ma che
comunque sono normalissime lettere e numeri che tecnicamente possono essere
spediti come se fossero un normale messaggio.
Ora, esistono dei programmi che prendono un file di testo -- che puo' anche
essere un file gia' crittografto con strumenti tradizionali come il PGP -- e lo
immergono in un'immagine bitmap: in pratica prendono ogni singolo pixel, cioe'
ogni singolo punto di quest'immagine e modificano leggermente i toni di grigio o
la palette di colori per ospitare le informazioni del messaggio che si vuole
nascondervi. A questo punto io posso spedire quest'immagine e quest'immagine
vista ad occhio nudo sara' praticamente uguale all'immagine originaria, ma essa
e' diventata solamente un contenitore per il suo vero contenuto, che e' il
messaggio crittografato al suo interno.
[ Top ]A questo punto si prefigura un modo molto semplice per eludere un ipotetico
divieto di usare la crittografia.
Poniamo che io non possa mandare un messaggio crittografato al mio amico
Pippo, perche' mi viene proibito. Non voglio mandarlo in chiaro, perche' io non
intendo rinunciare al mio diritto alla riservatezza. Allora prendo il messaggio,
lo sottopongo a crittografia tradizionale, poi prendo un'immagine qualsiasi che
puo' essere anche la mia fotografia, immergo il messaggio crittografato
nell'immagine, "uuencodo" l'immagine e la spedisco come testo in un normale
messaggio. A questo punto chiunque voglia verificare il contenuto del messaggio
-- ed i sysops Fidonet vogliono garantirsi il diritto piu' o meno giusto di
verificare il contenuto di ogni messaggio che passa per i loro sistemi --
possono tranquillamente verificarlo: si vedra' l'immagine, ma non si vedra' che
l'immagine contiene un testo decrittabile solamente dal mio amico Pippo.
Questa tecnica si chiama "steganografia".
Questo discorso serve per dire che pensare di poter proibire la crittografia
non ha nessun senso perche' vorrebbe dire dover proibire praticamente qualsiasi
tipo di comunicazione, in quanto in qualsiasi comunicazione io posso inserire un
messaggio crittato: qualsiasi cosa io dica puo' nascondere un codice diverso da
quello apparente che ne rivela un significato completamente diverso. Io posso
mettermi a proferire una sequela di insulti e questo potrebbe voler dire
qualcosa di completamente diverso da quello che i presenti possono pensare.
D'altra parte proibire qualsiasi comunicazione non ha senso perche'
toglierebbe la stessa ragione di essere alle reti telematiche.
In ogni caso sarebbe comunque impossibile perche' proprio la teoria della
comunicazione ci insegna che e' impossibile interagire in uno spazio comune, che
sia fisico o virtuale, e non comunicare a vicenda.
In questo senso pensare di poter proibire la crittografia e' una cosa molto
ingenua e molto stupida dal punto di vista tecnico, e questo a monte ed a
prescindere da qualsiasi valutazione politica.
Questo discorso, reinterpretato questa volta in chiave politica, potrebbe
anche voler significare che come al solito e' inutile appellarsi a vecchie o a
nuove leggi per veder tutelati i propri diritti: i diritti, quando sono
veramente tali, non si chiedono ma si prendono. Un sysop puo' arrogarsi il
diritto materiale di leggere tutti i messaggi personali che transitano sulla sua
bbs, situata sul suo computer e nel suo salotto di casa. Allo stesso modo
qualsiasi utente, tramite la steganografia, puo' comunque riservarsi il diritto
di mantenere la propria privacy. Ovviamente gli obiettivi finali di questa
prospettiva non sono tanto i sysops e le policies di Fidonet, quanto le leggi e
gli sbirri dello Stato.
I programmi di steganogafia che ho citato prima sono disponibili per tutte le
piu' diffuse piattaforme hardware e software (amiga, ibm, unix eccetera), io ne
ho alcune copie che sono disponibilissimo a copiare poi a chiunque fosse
interessato a vedere come sono fatti, a provarli ed usarli per i propri scopi
personali. Sottolineo che sono programmi di pubblico dominio, quindi liberamente
distribuibili e duplicabili a piacere e questo per esplicito volere di chi li ha
scritti, e sono anche programmi di cui sono disponibili i sorgenti in modo che
chiunque possa vedere come sono fatti, possa modificarli per le proprie
specifiche esigenze o possa imparare a farne di nuovi a sua volta.
E tra l'altro quando parlo di una cultura di rete contrapposta ad una cultura
repressiva del mondo esterno mi riferisco anche a cose come queste -- e
probabilmente questa e' una cosa che molti politici, molti magistrati e molti
poliziotti non capiranno mai.
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