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CYBERPUNK by Sandrone
Tratto da DECODER #6

In questo articolo Sandrone, uno dei maggiori esperti di letteratura di fantascienza della Milano Alternativa, descrive e colloca il fenomeno letterario in quell'area che, di diritto, deve occupare: quella artisticamente rivoluzionaria. Infatti, al di là delle mode e dei ricicli, spesso le correnti di S.F. radicali sono lo specchio di un sociale in mutazione e delle sue implicazioni comportamentali e culturali (underground). Così non si può dimenticare la mutua influenza tra da P.K. Dick e la cultura psichedelica o non è possibile interpretare Ballard se non in riferimento alle tendenze socio/politiche di metà anni '70. Necessariamente anche gli stili di queste forme letterarie diventano un segno del loro tempo, delle sue contraddizioni e, come i comportamenti controculturali da cui traggono parzialmente ispirazione, produrrano mutamenti radicali nel linguaggio, nell'immaginario e nel sistema semantico.

Possiamo definirla come la fantascienza radicale degli anni '90, una corrente che da pochi anni sta svecchiando e ribaltando gli schemi dell'ormai vetusta fantascienza classica, quella alla Asimov, amata soprattutto da chi fantascienza non ne legge. Di legami con il passato ce ne sono parecchi, perché la fantascienza radicale nei contenuti e nelle forme, è sempre esistita, magari in parallelo con quella convenzionale. Negli anni Sessanta-Settanta l'esponente più di spicco fu senz'altro Philip K. Dick. I suoi libri più riusciti sono dei veri e propri trip. L'universo si scompone, la realtà è solo quella soggettiva dei personaggi che con il loro agire la modificano completamente, anche se involontariamente. Come esempio basti pensare al romanzo Le tre stimmate di Palmer Eldtrich, in cui i consumatori di una droga aliena non solo creano dei propri universi personali all'interno dell'universo, per cosi' dire, convenzionale, ma riescono anche a penetrare e a fondersi con gli universi creati dagli altri. L'universo per Dick non è più un luogo affascinante da esplorare ma un sogno molto spesso terrificante dal quale non si riesce a uscire. Nello stesso periodo in Inghilterra viene fondata la rivista "NEW WORLDS" (Nuovi Mondi) da M. Moorcock che, interprete e traspositore in chiave S.F. dei fermenti culturali del periodo, riesce a raccogliere intorno a s numerosi giovani autori di talento. Nasce cosi' la cosiddetta New Wave, letteratura fantascientifica che affronta tutta una serie di tematiche, (sesso, droga, religione, conflitti sociali) fino ad allora escluse dal genere. Per le innovazioni stilistiche che si ritroveranno in molte opere, si apriranno dibattiti in cui si discute la loro reale appartenenza alla fantascienza, ma sarebbe sterile ricordarli. Importa dire invece che, nonostante molti lavori non fossero all'altezza delle idee contenute, la forza della corrente fu prorompente ed influenzò tutta la nuova generazione di scrittori anglosassoni e statunitensi.
Il leader è sicuramente Ballard, che conia il termine "spazio interno" contrapposto allo spazio esterno extraterrestre. Per Ballard lo spazio meno conosciuto è quello della Terra con i suoi cinque miliardi di alieni che l'abitano e con le loro menti inesplorate. La quotidianità non esiste. Tutto si può sconvolgere. La terra può smettere di girare, o smettere di piovere, o piovere sempre. La gente può smettere di dormire, o dormire sempre di più. Non vi è spiegazione di quello che succede ed i suoi personaggi non la chiedono. Si limitano a guardare e a cercare di sopravvivere. Al limite neanche quello. Altri autori sono Disch che raggiunge l'apice con lo splendido "Campo Archimede" e la sua droga per l'espansione dell'intelligenza, Brunner e Aldiss. Negli States abbiamo Delaney, con la sua Dhalgren metropoli del futuro prossimo in disfacimento, Zelazny, Spinrad. Tutte le tematiche che ho accennato saranno riprese, anche se in chiave differente, dalla corrente Cyberpunk. Cerchiamo di rintracciarne i dati più innovatori. Il primo dato importante della visione cyber mi pare essere l'unicità del tutto. Dopo l'"io frammentato" o quello attonito di Ballard in balia degli eventi, contrapposti all'universo estremo o interno, qui vi è il superamento della dualità. Non esiste più il normale e l'alieno, l'uomo o la macchina, la realtà o il sogno, la psiche e la materia. Esiste solo il dato, il l'unità di informazione che accomuna ogni cosa. Ogni cosa è tale in quanto dato in un network informatico che è possibile manipolare e che a sua volta manipola. Niente è realmente alieno perché per esistere, perché ne sia riconosciuta l'esistenza, deve essere inserito nella stessa rete in cui tutto e tutti fanno parte. L'oggettività delle cose diventa ininfluente, puro supporto ed il "flatline" di Neuromante, epico romanzo di Gibson, ne è l'esemplificazione: la registrazione di una personalità funziona tanto quanto una personalità legata ad un (supporto) corpo. Anche l'oggettività del corpo è comunque manipolabile. La tecnologia entra in questa oggettività trasformandola e rafforzandola in un processo di contaminazione che parte dal cervello, per arrivare ai muscoli e al sangue. La battaglia per il potere non può quindi che diventare la battaglia per controllo dei dati, dei mezzi di produzione e manipolazione dei dati, quindi in ultima istanza di produzione della realtà.
Immagine speculare di questo universo è quella di Blood Music (La Musica del Sangue) di Greg Bear. Qui l'elemento unificante è il "noocita", il microorganismo intelligente che, perfetto sostituto del bit, unisce tutto ciò a cui entra in contatto, sussumendo ogni elemento oggettivo in parte dello stesso circuito bio/logico. Un universo chiuso in cui entrarvi significa diventarne parte in modo irreversibile. Qui la distopia è ancora più radicale: se le logiche dell'interfaccia non permettono discostamenti ma concedono spazi di intervento e cambiamento, nella Musica del sangue la logica della sopravvivenza del "Gigaverso" impedisce l'azione volitiva del singolo. Nell'universo cyber, la tecnologia cessa di essere quindi un supporto all'avvenimento narrato. Se in Ballard è mero espediente ed in Dick spesso causa scatenante quanto molto spesso incomprensibile, qui diventa habitat, nuova natura. Se i personaggi si muovono tra flussi di dati, in città fatiscenti o in satelliti è perché non potrebbero esistere in altri luoghi. Gli spazi non tecnologici sono ininfluenti. La tecnologia è il motore dell'evoluzione. Una tecnologia che pervade l'essere umano che introietta e ne viene introiettato in un rapporto di mutuo scambio. Per parafrasare N. Spinrad "l'ideologia di fondo è l'accettazione dell'evoluzione tecnologica e dell'alterazione della nostra definizione di umanità, la romantica accettazione della modificazione tecnologica della nostra specie". Questa accettazione dell'evoluzione, alla fine, è ciò che determina l'angolazione dell'utilizzo delle tematiche sopra scarnamente accennate. La tensione superoministica è stemperata dalla visione pragmatica o cinica, ma esiste. Il personaggio è un mutante iperattrezzato alla sopravvivenza nel nuovo habitat decisamente superiore al vecchio "sapiens sapiens", e si muove alla conquista dei propri obiettivi contro tutto e tutti, nichilista e solo, senza verità da dare o da cercare, ma intento solo alla soddisfazione delle proprie necessità.

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