IL DIRITTO D'AUTORE NELL'OPERA MULTIMEDIALE by Stefano Sansavini [StranoNetwork]
Questo e' il testo del mio intervento al seminario "Il diritto d'autore
nell'opera multimediale" tenutosi il 17/11/95 a Firenze alla Fortezza da
Basso.
Vorrei entrare nel merito dell'argomento che viene qui trattato, cioe' del
diritto d'autore. di cosa noi di Strano Network pensiamo su questa
questione.
Come abbiamo sentito negli interventi precedenti esiste un diritto morale e
uno di sfruttamento materiale del diritto d'autore, che possiamo vedere come due
cose ben distinte. Diciamo subito che noi siamo per la difesa incondizionata del
diritto morale. Crediamo infatti che chiunque costruisca, concepisca, realizzi
una qualche opera dell'ingegno umano debba vedersi riconosciuta la paternita' e
maternita' di quell'opera, cosa che, purtroppo, deve essere difesa, perche'
attualmente non lo e' affatto. Nella societa' attuale assistiamo troppo spesso
alla rapina del diritto morale, ed i rapinatori rimangono sempre impuniti, anche
nei pochi paesi dove, teoricamente esiste un riconoscimento di tale diritto.
Quello che invece viene sempre e comunque garantito, e questo non ci piace
affatto, e' il diritto allo sfruttamento materiale che pero' non e' quasi mai
appannaggio di coloro che sono gli effettivi autori dell'opera d'ingegno, ma di
coloro che la producono, la fabbricano, o piu' semplicemente si limitano a
distribuirla. Cio' lo abbiamo potuto verificare in diversi settori e in
situazioni diverse in cui venivano utilizzate le nuove tecnologie. Molti
potrebbero essere gli esempi. Fortunatamente possiamo citare degli esempi
positivi che vanno in controtendenza, come la possibilita' di usare forme
distributive come il public domain, il freeware e lo shareware. cosa che ha
fatto fare dei notevoli balzi sia in termini tecnologici, che sociali alla
nostra civilta'. Vediamo alcuni esempi reali che suffragano quanto ho detto a
proposito dell'opera d'ingegno e piu' precisamente dell'opera letteraria. Il
primo caso che vi voglio sottoporre e' quello del progetto Manuzio, approdato
ultimamente su Internet, Si tratta del lavoro di un gruppo di persone che
pubblica in formato ASCII, o in altri formati elettronici standard, le opere
letterarie classiche piu' famose. Una delle questioni che gli artefici di questo
progetto sono stati costretti ad affrontare riguardava il fatto se fosse
possibile diffondere in rete i testi di Pirandello, perche' voi sapete che e' in
discussione se il diritto d'autore non debba piu' essere percepito dagli eredi
dopo 50 anni o dopo 70 anni dalla morte dell'autore. Fortunatamente i fautori
del progetto Manuzio hanno deciso comunque di mettere in rete i testi di
Pirandello. Non credo che cio' abbia procurato chissa' quale danno agli eredi,
non riesco comunque a capire perche' degli eredi, e questo lo dico sul piano
etico-morale, debbano usufruire di qualcosa di materialmente tangibile, per il
solo fatto di essere parenti o affini di qualcuno che ha creato una qualche
opera dell'ingegno. La distribuzione in rete dei testi di Pirandello in formato
elettronico ha invece sicuramente dato l'opportunita' a studenti di conoscere un
autore come Pirandello in maniera piu' approfondita, di poter redigere tesi
partendo da un formato elettronico, quindi in maniera piu' semplice che permette
di concentrarsi sui contenuti piu' che sulla forma, e soprattutto ha dato
l'opportunita' a chi non vuole o non puo comprarsi tutta l'opera omnia di
Pirandello o di altri autori, di poterla comunque avere a disposizione e
consultabile in qualsiasi momento a casa propria.
E questo non vale soltanto per gli autori deceduti, ma anche per quelli in
vita. Non credo, infatti, che tali iniziative vadano a detrimento di autori
ancora in vita. Lukacs ad esempio ha messo a sisposizione un testo in forma
elettronica in rete che viene comunque normalmente venduto in libreria. Anchio
Strano Network, nel suo piccolo, ha contemporaneamente reso disponibili in rete
gratuitamente e messo in vendita in libreria degli ipertesti, anche se a basso
prezzo, per renderli comunque fruibili dal maggior numero di soggetti possibile
e questo, francamente non ci ha comportato nessuna tragedia economica. Anche
perche' non siamo avidi di profitti, probabilmente.
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Nel progetto Manuzio troviamo anche la "guida ad Internet", quindi uno
strumento per acquisire conoscenza da parte di chiunque per l'utilizzo delle
nuove tecnologie. La guida e' realizzata dall'Electroni Frontier Foundation,
un'associazione formata da coloro che negli USA difendono i diritti di coloro
che usano e vogliono far usare le reti telematiche a piu' gente possibile, che
difendono i cosiddetti hackers, che non sono quasi mai dei "pirati" come viene
riportato in maniera scandalistica dai grandi media, ma piu' semplicemente dei
soggetti che hanno una gran sete di conoscenza, e che solo in rarissimi casi
arrecano danni. Questo almeno nell'accezione che il termine hacker aveva fino a
non molto tempo fa. Si possono fare altri esempi di questo tipo: oggi e'
possibile avere Internet perche' il Pentagono ha messo, a suo tempo, a
disposizione dei fondi provenienti dall'erario USA, quindi dalle tasse pagate
dai cittadini, per mettere a punto il protocollo TCP/IP, che oggi permette di
far funzionare Internet e che viene utilizzato da moltissimi enti per le proprie
comunicazioni interne o con l'esterno, compreso il Comune di Firenze. Questo e'
stato possibile, perche' il TCP/IP e' gratuito, grazie a quel famoso
investimento prima citato, ormai lontano nel tempo. Solo cosi' il TCP/IP e'
potuto diventare lo standar universale di comunicazione in rete che oggi
rappresenta, pensiamo soltanto ai 6.000.000 circa di computers, nodi di
Internet. Purtroppo questa cosa e' stata possibile solo grazie agli iniziali
fini militari dell'impresa. Purtroppo, infatti, in questa societa', quando
succede qualcosa di buono e' quasi sempre per caso, pero' come abbiamo visto con
soldi pubblici e' stato possibile realizzare il TCP/IP e questo, credo senza far
morire di fame gli autori del protocollo. Lo sviluppo di tale protocollo ha
sicuramente comportato con le sue ricadute un consistente passo avanti culturale
e sociale per la nostra societa'. E allora perche' non riprodurre simili
meccanismi, ovviamente senza mettere in mezzo i militari e senza dover per forza
avere scopi da guerrafondai, ma perche' non usare il denaro pubblico per
sviluppare nuovi strumenti conoscitivi e comunicativi?
Un esempio, invece, negativo puo' essere quello del sistema operativo MS-DOS,
anch'esso diventato uno standard. Non tutti, credo, sanno e del resto e' molto
difficile saperlo, che l'MS-DOS non e' frutto dell'ingegno di Bill Gates, il
quale ne e' stato soltanto il produttore, il distributore, il venditore.
L'autore della prima release in realta' e' un certo Tim Paterson, di cui tutti
si sono dimenticati, ed e' quindi evidente che e' stato espropriato di un
diritto morale, oltreche' materiale, sull'opera da lui realizzata, un sistema
operativo che ormai conta ben 160 milioni di installazioni.
Vogliamo a questo punto affermare dei principi fondamentali perche' ogni
essere umano possa essere messo in grado di creare delle opere d'ingegno, cioe'
gli venga garantito il diritto alla conoscenza e il diritto a comunicare con
tutti gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie. Dobbiamo
adoperarci per far si' che sia messo a disposizione di tutti gli esseri umani,
come diritto acquisito alla nascita, la possibilita' di utilizzare i vettori
necessari per poter comunicare. Ritengo, per esempio scandaloso, che venga
trasmesso uno spot come quello della Telecom, nostro vettore nazionale, in cui
viene fatto un appello per "Telefono azzurro". La nostra societa',
evidentemente, ha degli enormi problemi se vengono mandati in onda sulle reti
nazionali simili spot pubblicitari. Telefono azzurro e' sicuramente
un'iniziativa estremamente positiva e da appoggiare completamente. Lo spot e'
gestito da Telecom la quale fa un appello al buon cuore di ognuno per
raccogliere fondi per l'iniziativa. Non credo che alla societa' che ha il
monopolio della gestione delle comunicazioni via cavo in Italia costerebbe
molto, visti anche gli esagerati profitti accumulati negli ultimi anni, mettere
a disposizione gratutitamente un numero verde con una cinquantina di linee
entranti e qualcuna in entrata ed uscita per la gestione di tale servizio,
sarebbe proprio il minimo che potrebbe fare!
Allo stesso tempo non credo che dovrebbe essere assolutamente difficile
trovare degli psicologi, degli assistenti sociali, o comunque degli operatori
qualificati nell'ambito del volontariato che mettano a disposizione parte del
loro tempo per far continuare a vivere questo progetto. Cosi' come le societa'
che operano nel settore delle attrezzature da ufficio o dell'informatica, visti
anche per quanto riguarda questo settore, i consistenti profitti, mettere a
disposizione gratuitamente il necessario, e per finire, credo che sarebbe un
dovere istituzionale mettere a disposizione di un'iniziativa come telefono
azzurro dei locali, sempre gratutitamente ad opera degli enti locali o statali.
Rimango quindi scandalizzato quando con la tipica ipocrisia imperante nella
societa' in cui viviamo devo assistere a questo appello al comune cittadino,
gia' ampiamente tartassato, per esempio attraverso il perverso meccanismo della
TUT, perche' metta mano al portafoglio e devolva altro denaro anche per questo.
Meglio sarebbe che si riducesse l'orario di lavoro in modo che ognuno di noi
abbia maggior tempo liberato disponibile per mettersi a disposizione di
iniziative di solidarieta' come telefono azzurro.
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A proposito della TUT, sarebbe opportuno che un simile balzello fosse
eliminato. Tale meccanismo di tassazione a tempo, infatti, nega di fatto il
diritto alla comunicazione. Questo e' dimostrato dal fatto che in Italia sono
piu' sviluppate le BBS amatoriali, come quella che noi gestiamo, piu' che
Internet, dato che sulla madre di tutte le reti, con le nuove interfacce
grafiche tipo Web e' impossibile fare qualsiasi cosa senza collegarsi per almeno
qualche ora. Negli USA dove la tariffa urbana e' forfettaria e va dai 10 ai 20
dollari mensili, Internet puo' svilupparsi, qui in Italia molto meno. Quindi
deve esserci un vettore accessibile a tutti anche dal punto di vista economico,
senza discriminazioni sociali.
Deve essere disponibile per tutti anche il software necessario a conoscere e
comunicare. Gli enti, le istituzioni devono dare il piu' ampio spazio possibile
a sistemi distributivi come il public domain, il freeware e lo shareware.
All'autore deve essere garantito il diritto morale sull'opera d'ingegno e deve
anche avere un riconoscimento materiale, ma questo puo' avvenire come e'
successo, casualmente e per scopi, purtroppo non edificanti, per il protocollo
TCP/IP; o come e' successo per dare impulso allo sviluppo di Internet, quando
l'NSF poteva usufruire di un bilancio annuale di 20 milioni di dollari messi a
disposizione dall'erario USA, cosa che non avviene piu' dato che dall'anno
scorso non vengono piu' stanziayi questi fondi dal governo USA, forse per fare
spazio ad iniziative come quella di Microsoft Network, che avra' a disposizione
ben piu' di 20 milioni di dollari, ma che, non e' necessario essere veggenti per
fare simili previsioni, riuscira' a dare molto meno impulso alla grande rete di
quanto non riuscisse a fare l'NSF, questo semplicemente perche' Microsof Network
puntera' a fare i propri interessi mentre la NSF essento un organismo pubblico
era in qualche modo costretta a dare spazio all'iniziativa dei singoli che tanto
hanno contribuito allo sviluppo della rete. Credo che se andremo avanti su
questa strada, purtroppo, la nostra societa' e' destinata a creare le condizioni
per regredire non solo al Medio Evo ma alla Civilta' Egizia caratterizzata sul
piano sociale dal sistema delle caste, in cui solo i sacerdoti ed il faraone
avevano accesso alla conoscenza. Chi non avra' accesso, nell'immediato futuro,
alla conoscenza e alla possibilita' di comunicare con i propri simili sara'
tremendamente emarginato.
Altro presupposto fondamentale per la garanzie di tali diritti e' l'accesso
all'hardware. Se vogliamo che la realizzazione del villaggio globale non diventi
castrante per una parte della societa', da un lato e fonte di enormi guadagni
per una parte ben piu' ristretta aumentando il dislivellamento sociale che
produrra' scompensi ben piu' gravi di quelli ai quali assistiamo attualmente, e'
decisivo che enti ed istituzione mettano a disposizione posti pubblici in cui
avere accesso alle reti telematiche per accedere alla conoscenza, e alla
possibilita' di comunicare distribuita in rete. Inoltre e' importante che i
conteniti che vengono inseriti in rete, vengano sganciati dalla logica per cui
nessuno fa niente se non viene pagato per cio' che fa piu' che bene. Se questa
logica, infatti continuera' ad imperare sempre piu' l'opera d'ingegno, la
possibilita' di sviluppo scentifico e culturale, sara' ridotta sia in termini
quantitativi che qualitativi. Rispetto a questo circa un anno e mezzo fa, la
rivista "Le Scienze" nella sua edizione statunitense, lancio' un grido di
allarme, che in Italia, a quanto mi consta, fu ripresa solo da TG Leonardo, il
notiziario scientifico di RAI 3, in cui veniva detto: si sta determinando un
grosso rischio, perche' la ricerca scientifica viene effettuata negli USA quasi
esclusivamente nelle universita' e molto meno nei centri di ricerca delle
multinazionali, dato che queste usano l'universita' per le loro ricerche pagando
per circa i 2/3 il lavoro di indagine scientifica. Il problema insorge per il
fatto che le multinazionali non vogliono che le ricerche da loro finanziate
vengano divulgate, questo, di fatto, blocca la ricerca perche' gli scienziati,
gli studenti, i ricercatori, gli operatori culturali non possono interagire con
i loro simili, non possono interscambiare i risultati del loro lavoro. Con
questa situazione si puo' velocemente raggiungere il collasso nlell'evoluzione
scientifica e culturale della nostra societa'. Ribadisco quindi che il rischio
e' quello di regredire, se non iniziamo a porre i correttivi che ho cercato di
elencare, ad una societa' basata, nei fatti, su caste. Fortunatamente
ultimamente non siamo soli a dire queste cose, e' dell'altro giorno un articolo
di "Repubblica" in cui si dice che il movimento degli studenti romano rivendica
fra i propri obiettivi l'accesso gratuito alla rete Internet.
Stefano Sansavini
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