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INTERVISTA A EMMANUEL GOLDSTEIN by Paolo Mastrolilli

In Hackers: I Ribelli Digitali, Laterza, 2001

Emmanuel Goldstein è il fondatore della rivista "2600 The Hacker Quarterly", nonchè capo carismatico degli Hackers new yorkesi e forse anche del resto d'America


Fare l’Hacker vuol dire porre un sacco di domande, e rifiutarti sempre di smettere di chiedere. Questa è la ragione per cui i computer sono lo strumento perfetto, a disposizione della gente con una mentalità inquisitiva: non possono mai risponderti di chiudere la bocca, quando continui a tormentarli con le tue domande, o con i tuoi ordini. Ma fai bene attenzione: gli Hackers non hanno alcun obbligo a confinare la loro attività nel settore dei computer. Chiunque abbia una mente inquisitiva, uno spiccato senso dell’avventura, e una forte convinzione nel diritto alla libertà della parola e alla conoscenza, molto probabilmente già possiede nel suo intimo anche un po’ dello spirito Hacker.


“Messa così, sembra quasi una missione. Eppure parecchia gente pensa che per inseguire la conoscenza, voi calpestiate la gente.


“Cadi nel solito equivoco: chiunque venga ritenuto un Hacker, sta facendo per forza qualcosa di illegale. Ma questo è un brutto segnale sullo stato della nostra società, se una persona che fondamentalmente è alla ricerca della verità e delle conoscenza, viene subito considerata coinvolta in qualcosa di nefasto. […] Gli Hackers, nella loro ingenuità idealistica, rivelano sempre le cose che hanno scoperto, senza riguardo ai soldi, i segreti delle aziende, o le cospirazioni del governo. Noi non abbiamo nulla da nascondere, e questa è la ragione per cui siamo relativamente aperti nelle nostre faccende. […] Noi cerchiamo di costruire un sistema che accetti ogni persona, senza chiedergli da dove viene. Ma il fatto che non siamo disposti a giocare al gioco dei segreti, ci trasforma in una minaccia tremenda agli occhi di coloro che vogliono tenere le cose importanti fuori dalla portata del pubblico. […] Devi capire che il proposito generale dell’Hacking è cercare la conoscenza, scoprire qualcosa di nuovo, trovare prima degli altri una particolare debolezza all’interno di un sistema digitale, oppure avere l’abilità di ottenere certi risultati da un programma. E questo istinto non può essere confinato al mondo dei computer. Chiunque sia un avventuriero, o un esploratore di qualche genere, oppure un buon giornalista investigativo, conosce la sensazione di voler raggiungere qualche meta che nessuno ha toccato prima, oppure trovare una risposta anche se ti dicono che è impossibile. E lo sai qual è la cosa più strana, condivisa da tutte le persone impegnate in imprese del genere? E’ lo scetticismo da parte degli altri, convinti che stiamo solo buttando il nostro tempo. […] E’ qualcosa che non puoi e non devi cancellare dalla tua personalità. Una volta che perdi il desiderio di infilare le mani nelle cose, di pizzicare i programmi e i sistemi, o semplicemente di cercare le risposte con testardaggine, hai perduto una parte molto importante di te stesso.[…]


“[…] voi siete solo dei passeggiatori dello spazio cibernetico, che si fermano per natura davanti ai fiori più profumati. No?”


“E’ ovvio: la maggior parte di noi è attratta dai sistemi che hanno la reputazione di essere inaccessibili. Questa è una reazione normale dell’essere umano, quando viene sfidato. Il solo fatto che molti di noi continuino questa attività, dopo i tanti Hackers costretti a pagare pesantemente, indica che la nostra passione è una forza guida molto potente. Quando questo elemento verrà finalmente riconosciuto come un fattore positivo, forse potremo davvero cominciare ad imparare gli uni dagli altri.[…] La gente è sempre stata attratta dall’idea dell’avventura e dell’esplorazione. […] Ormai ci sono molte persone normali che condividono i valori degli Hacker, cioè la libertà di parola, il potere dell’individuo davanti allo stato o alle corporation, e in generale la sensazione di divertimento che noi abbiamo. Per capire meglio, immagina un film qualsiasi, in cui un individuo combatte contro una certa entità. Con chi si identificano gli spettatori? Anche se il protagonista viola le leggi, la maggior parte della gente vuole che vinca, perché la difesa dell’individuo è il vero punto importante.”


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