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NET ART by Michela Mantoan

NET ART

di

Michela Mantoan

[Ricerca seminariale realizzata per il Corso di Teoria e tecniche delle comunicazioni di massa
(prof. Pier Luigi Capucci), DAMS, Università di Bologna, A.A. 2000/2001
Programma del corso (pdf, 12 Kb)]

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Oggi la Rete ha raggiunto una fase di sviluppo in cui un numero significativo d'artisti produce lavori attraverso questo medium, scardinando il circuito artistico tradizionale nei suoi punti fondamentali, dalla natura stessa dell'opera ai ruoli dell'artista e dello spettatore, dalle modalità di fruizione ai contesti espositivi.
Non è possibile rimanere intellettualmente ciechi a tutto questo.

 

INTRODUZIONE

L'utilizzo dei nuovi strumenti da parte degli artisti, com'è possibile vedere riflettendo attorno alla storia dell'arte, è sempre esistito; come afferma L. Anderson, direttore del Whitney Museum (www.whitney.org), "[...] gli artisti hanno sempre lavorato all'avanguardia dell'evoluzione tecnologica [...], e hanno quindi via via sperimentato la fotografia, il film, il video, ... e oggi Internet! Probabilmente niente, dall'invenzione della fotografia, ha avuto sull'arte un maggior impatto delle tecnologie digitali.
L'uso della Rete per la creazione artistica, sfruttando quelle che sono le potenzialità specifiche della Rete stessa, è un aspetto del mondo dell'arte che forse pochi conoscono o accettano di riconoscere come tale, ma che oggi non è più possibile ignorare.


La cultura contemporanea, la cultura della comunicazione e dell'informazione, è entrata a pieno regime nel periodo infoware, dove la principale moneta di scambio è l'informazione stessa; è impensabile che l'universo artistico possa rimanere insensibile a tutto questo. L'arte, in quanto specchio della società che la produce, prende possesso dei nuovi mezzi di comunicazione, influenzandone l'evoluzione e lasciandosi influenzare.


Oggi la Rete ha raggiunto una fase di sviluppo in cui un numero significativo d'artisti produce lavori attraverso questo medium, scardinando il circuito artistico tradizionale nei suoi punti fondamentali, dalla natura stessa dell'opera ai ruoli dell'artista e dello spettatore, dalle modalità di fruizione ai contesti espositivi.
Non è possibile rimanere intellettualmente ciechi a tutto questo.

 

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LA RETE COME STRUMENTO ARTISTICO

La prima applicazione di Internet in ambito artistico ed estetico è la Net.Art (1), una forma d'arte che dipende ontologicamente dalla Rete, unico supporto su cui può essere creata e fruita; la web art, altro termine per indicare questo fenomeno, è riconosciuta a livello internazionale dai maggiori festival di arte e di nuove tecnologie e pure dalle istituzioni storiche del panorama artistico tradizionale.

 

LA STORIA

La Net.Art, nata in Europa e in Russia all'inizio degli anni novanta, si è sviluppata grazie ad un network di mailing list, di web ring e d'incontri veri e propri; come evidenzia Tilman Baumgartel, uno dei migliori teorici in questo settore (http://www.thing.de/tilman), questo è il primo fenomeno artistico dalla fine della seconda Guerra Mondiale che vede come protagonisti non solo artisti americani e dell'Europa dell'Ovest ma anche artisti provenienti da quei Paesi un tempo compresi nel Patto di Varsavia.


Come Dada, pare che anche questo termine sia stato scelto dal destino; la leggenda narra che, nel Dicembre del 1995, Vuk Cosic, uno dei pionieri della net.culture europea (http://www-vukcosic.org), abbia ricevuto da un mittente anonimo un messaggio, indecifrabile a causa dell'incompatibilità del software. L'unico frammento che pareva avere un senso era : [...] J8~g # | \;Net.Art{ -^s1 [...].
La rete stessa sembrava così offrire a Cosic il nome per l'attività che da tempo svolgeva ed egli, stupito ed entusiasta, iniziò ad usare il nuovo termine.
Dopo alcuni mesi, Cosic inviò il messaggio a Igor Markovic che riuscì a decifrarlo correttamente; il testo (2) era una sorta di vago "manifesto" in cui l'autore accusava le tradizionali istituzioni artistiche, dichiarando la libertà d'espressione individuale e l'indipendenza degli artisti sulla Rete e, a dire il vero, non era poi così interessante.


Tuttavia, il termine Net.Art, involontariamente coniato, era ormai comunemente accettato e usato!
Questo misterioso "manifesto", che è andato perso nella tragica distruzione dell'hardisk di Markovic nel 1996, probabilmente rappresenta solamente l'ennesima leggenda metropolitana circolante su Internet; magari però, tra qualche tempo, ritroveremo proprio questa leggenda in tutti i manuali d'arte che ci "racconteranno" di questa nuova forma artistica con tanto di nomi, cognomi e generazioni degli artisti e così via, inscatolando in tal modo la Net.Art nella storia dell'arte (e sarà questo un bene o un male per la Net.Art?).

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POSSIBILI FRAINTENDIMENTI

Per capire cos'è la Net.Art è necessario innanzitutto evitare alcuni fraintendimenti che possono nascere dalla difficoltà di distinguere tra semplici digitalizzazioni d'opere preesistenti e vere e proprie oper.net.


Quando si parla di Net.Art non si sta parlando di quel filone che si può far rientrare sotto il concetto di "art on the net", in altre parole la trasposizione in Rete d'opere d'arte senza valorizzare le caratteristiche specifiche del mezzo stesso; non si sta parlando quindi di siti museali, riviste d'arte, gallerie virtuali, siti di autopresentazione, webprojects o quant'altro.


La Net.Art non si manifesta dunque in prodotti artistici come dipinti, sculture, fotografie, ... (tutte quelle opere che rientrano nei meccanismi dell'arte tradizionale) trasferiti in Rete.

 

NET.ART: L'ARTE NELL'ERA DI INTERNET

Chiarito cosa non è la Net.art, cerchiamo di delinearne i tratti specifici.
La Net.Art è una forma d'arte fonovisuale che non può nascere se non sul computer, che si manifesta in siti web e che mediante il web viene diffusa e fruita; il world wibe web diviene quindi il mezzo, la tecnica e il luogo di presentazione delle opere.net, le migliori delle quali sono figlie della net.culture e non del sistema d'arte tradizionale.
La Net.Art è perciò tutto ciò che non può essere trasferito su un altro supporto che non sia la Rete e che non sfrutti le possibilità manipolatorie, rizomatiche e processuali della Rete stessa, dando vita a processi culturali, collettivi e cooperativi.
(Perlomeno questo è quanto è stata la Net.Art fino ad ora, poichè si stanno già sviluppando altre forme off-line, anche se sono ancora in fase embrionale).


Le opere.net rispondono al celebre appello di M. Duchamp per un'arte non retinica e non sono, anzi, non vogliono essere oggetti estetici, bensì operazioni culturali (vedi ad esempio, le operazioni di 01.org [www.0100101110101101.org], di Jodi [www.jodi.org], di Etoy [www.etoy.com]); lo specifico di questi lavori è quindi un contenuto concettuale con motivazioni etiche portanti che offre la possibilità di riflettere e di far riflettere sugli eventi della contemporaneità, attraverso una loro certificazione e progressione.
Un'opera di Net.Art è un evento comunicativo fin dal suo albore, in quanto già alla sua nascita prevede un coinvolgimento di diverse persone e attitudini; si sviluppa poi decentrandosi e dunque moltiplicandosi.


Probabilmente con il nascere e lo svilupparsi di questo fenomeno artistico, tipico frutto dell'incontro tra l'arte e la tecnologia di oggi, il termine "opera d'arte", definito all'interno dei canoni tradizionali, è divenuto insufficiente per descrivere a pieno queste operazioni-azioni culturali. Infatti, diversamente dai prodotti artistici tradizionali, che richiedono "solamente" la nostra contemplazione e che rimangono morfostrutturalmente sempre uguali a se stessi, le opere.net si caratterizzano in quanto opere aperte, non finite, non solo semanticamente ma in quanto richiedono, per produrre senso, l'intervento dell'utente in prima persona; e questo lavoro successivo all'evento iniziale costituisce una parte dell'opera imprevedibile anche per l'artista stesso. Le opere.net divengono perciò un progetto evolutivo ed interattivo che ha nella partecipazione attiva del fruitore la sua ragion d'essere.


Nasce una nuova figura d'artista poichè il net.artista è innanzitutto un operatore culturale, un attivatore di processi che inaugura inoltre un nuovo prototipo di spettatore, in quanto assiste all'uso imprevedibile del suo lavoro operato dall'utente; e lo spettatore diviene coautore, concettualmente e realmente una "spett-attore" (3) che, interagendo con l'opera, ne rende possibile la manifestazione e l'evoluzione.
La Net.Art, potenzialmente fruibile da chiunque poiché naviga in Rete, si sottrae in tal modo ai tradizionali schemi e parametri critici, focalizzando l'attenzione non tanto su cosa l'opera rappresenta bensì su come l'opera interagisce.


Le opere.net possono occuparsi di tutto ciò che è concettualmente connesso con l'opera dell'uomo, con la sola condizione che ogni evento diventi e agisca in quanto fatto comunicativo; le tecniche e gli strumenti idonei al net sono molteplici (dalle animazioni ai labirinti interattivi, dalla realtà virtuale a ipertesti fiume, dalla grafica ad attitudini hacker-anarchiche, etc) e la scelta operata dal net.artista su come usare artisticamente la Rete dipende in gran parte dallo stile che egli vuole sperimentare e dal tipo di comunicazione che vuole portare a termine.


La Net.Art sembra assumere come suoi elementi specifici l'interattività, che prevede nell'intervento in prima persona dell'utente la condizione per lo svilupparsi dell'opera stessa, e la multimedialità, che con la coniugazione di musiche, filmati, animazioni e quant'altro consente un esteso campo d'espressione, oltre i confini della nostra vista, su cui si concentra invece l'arte tradizionale.
Questa forma d'arte viene inoltre associata ad operazioni di controinformazione e di attivismo legate al web.
La Net.Art è la prima forma d'arte che può essere riprodotta all'infinito senza perderne in originalità, dove la copia è perfettamente identica all'originale e dove il "copy-paste", il download e l'upload possono divenire atti creativi e artistici.
Un'arte manipolabile e riproducibile, sempre più immateriale; un'arte che ha reso realtà la profezia di Benjamin: "In linea di principio l'arte è sempre stata riproducibile. Una cosa fatta dagli uomini ha sempre potuto essere rifatta dagli uomini" (4).
In definitiva, la Net.Art elabora una nuova grammatica artistica che tende alla sinestesia, scardinando lo statuto dell'opera d'arte tradizionale nei suoi poli fondamentali e aprendo le porte ad un profondo processo di rinnovamento del panorama artistico; inaugurata una nuova arte?

 

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DI COSA SI OCCUPA LA NET.ART?

I possibili contenuti di un'opera.net sono molteplici, per non dire infiniti, in quanto la Net.Art può affrontare ogni cosa che è legata concettualmente all'opera dell'uomo, con il solo vincolo che ogni evento diventi un fatto comunicativo.
Vi sono operazioni che si caratterizzano in quanto lavori di impegno sociale e letterario, come ad esempio quelle di Manuela Corti la quale, in "Project Grey", partendo da una tela dell'Ottocento di Paul Delaroche, dov'è rappresentata l'esecuzione di Lady Grey, parla, fa parlare e riflettere sulla pena di morte sfruttando le potenzialità del web (http://www.passiopea.net). Un progetto, quello di M. Corti, interattivo e multimediale che sfrutta suggestioni pittoriche come in questo caso, ma pure letterarie, come nell'esperienza di "Passages" (http://www.cassiopea.it/passages/view-i.htm).
Altre opere.net elaborano azioni di informazione, controinformazione e attivismo legati al web: dall'indagine sui temi legati all'identità in periodo Internet al sabotaggio, dal sequestro elettronico ad azioni contro i concetti di originalità, di autore e di copy-right.
L'ultima operazione degli 01.org (http://www.0100101110101101.org), "Life-sharing" (anagramma di "File-sharing"), di portata simbolica eccezionale, rappresenta una sfida al concetto di privacy e invita a riflettere sulle contraddizioni della proprietà intellettuale nell'era di Internet; dal momento esatto in cui life_sharing è stato aperto, gli 01 hanno permesso agli utenti della rete di accedere in qualsiasi momento all'intero contenuto del loro computer e quindi di seguire lo sviluppo dell'opera in tempo reale (e gli 01 con questa operazione hanno rinunciato persino alla loro anonimia!).

La lotta al copyright, invece, si è manifestata con clamorosi "furti": Vuk Cosic (http://www.vukcosic.org) nel 1997 ha sconvolto il mondo dell'arte "rubando" il sito di Documenta X; gli 01.org molto hanno fatto parlare e discutere con i furti e le riproduzioni ai danni di Hell.com (sito coperto da copyright e protetto da password), di Art.Teleportacia (http://art.teleportacia.org) e del sito di Jodi (http://www.jodi.org). In un'intervista realizzata lo scorso Ottobre, al Musée d'Art Moderne di Parigi, durante zac99 (http://www.i-lab.org) gli 01 dichiarano: "Quando cloniamo Jodi, non distruggiamo il loro lavoro, lo ri-utilizziamo", usandolo in modo veramente interattivo ed evidenziando come non ci sia più alcuna differenza tra "originale" e "copia" nell'universo di Internet.

Altre opere.net sfruttano le possibilità manipolatorie offerte dal loro supporto smontando il materiale altrui per poi riutilizzarlo e usarlo in una maniera non prevista dall'autore, senza distruggere l'originale perché l'originale non esiste nella Rete (ad esempio, gli "ibridi" creati dagli 01.org re-mixando le pagine di altri artisti in modo random); inoltre altre opere.net hanno alla base una manipolazione dell'HTML che sovverte le normali procedure di navigazione e restituisce all'utente un'esperienza del web nuova e sorprendente (esperienze molto interessanti di navigazione alternativa sono al centro dei progetti "Sheredder" e "Riot" che si attivano dal sito di Napier (http://www.potoland.org/), artista famoso per il progetto "Distorted Barbie").


Altre azioni sono invece legate al sabotaggio dei nuovi miti dell'era digitale, come quelle portate avanti da RTMARK (http://www.rtmark.com), società che cerca di mettere in luce gli abusi delle società commerciali verso le leggi e la democrazia.
E come contrastare la seriosità della tecnologia? Per esempio, creando un vero e proprio "hackeraggio della mente" che mostra con ironia l'impalcatura di caratteri che sta dietro il nostro comodo desktop e che ci costringe a prendere confidenza con il "rovescio" del pc; a proposito, sono straordinari i lavori di Jodi (http://www.jodi.org) il quale, attraverso quella che si potrebbe definire l'"estetica del computer rotto", si pone l'obiettivo di sovvertire i criteri di compilazione delle pagine web.


E come attuare una rivolta attiva ad ogni forma artistica dominante? Si dia quindi il via alla spettacolare beffa "Darko Maver", artista creato a tavolino e puro atto di mitopoiesi attivato dagli 01.org per porre in evidenza l'artificialità e la permeabilità del sistema artistico.
Sono quindi infinite le strade che possono essere intraprese da questi artisti, ideali figli di Duchamp, che non vogliono creare oggetti estetici bensì attivare operazioni culturali che sollevano problematiche importanti anche per la comunicazione di massa (come i concetti di privacy, copyright, ).

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UN'INTERATTIVITA' CHE NON E' UN'ILLUSIONE

Lo specifico della net.art pare essere l'interattività e questo non tanto come caratteristica propria delle cose, bensì dell'uomo; quindi, lontana da quella tradizionalmente intesa.
Non si sta parlando, infatti, di un'interattività illusoria dove l'utente sceglie solamente un percorso tra delle possibilità limitate già previste dall'autore e nemmeno di un semplice "clicca e compra"; bensì di un'interattività che va ricercata in un certo tipo di atteggiamento dell'utente che realmente agisce sull'opera.


Solo quando un'opera d'arte viene utilizzata spontaneamente dall'utente in una maniera che non può essere prevista dall'autore si può parlare di vera interattività; in tal modo, lo spettatore mette in gioco il suo stesso ruolo.


Interattivo viene ad essere, quindi, l'atteggiamento di un nuovo prototipo di pubblico, che interagisce concretamente con l'oggetto d'arte, che diviene artista per poi tornare ad essere spettatore.
Potrebbe sembrare che, così definita, l'interattività sia qualcosa di nuovo e ad alto contenuto tecnologico; invece, tenendo presente le modalità di fruizione e produzione dell'arte prima dell'avvento del genio romantico, essa è una pratica spontanea e antichissima.

 

IL NET.ARTISTA E LO SPETTATORE

Lontano dal genio romantico, il net.artista è anche tecnico, scienziato, programmatore e per essere un buon comunicatore deve essere sempre aggiornato sulla materia che sta trattando, deve accettare anche i punti di vista non condivisi e deve proporre spiazzamenti che inducono al dialogo; spesso il suo lavoro è un'indagine sulle potenzialità dei nuovi media e sulla possibilità di usarli in maniera creativa per rendere evidenti eventi della contemporaneità; un artista che per creare le sue "opere d'arte" molte volte smonta e riutilizza opere altrui (ad esempio, alcune operazioni di 01.org, www.0100101110101101.org).


I protagonisti della Net.Art sono operatori culturali nel senso ampio del termine, comunicatori che, come si può dire parafrasando McLuhan (5), trovano nel net il loro medium e il loro messaggio; quindi, non più un'artista, se ancora così si può definire rimanendo all'interno del circuito d'arte tradizionale, che crea oggetti materiali (quadri, sculture, ...), bensì un attivatore di processi, artefice di una forma d'arte sempre più intangibile.
Il net.artista trova nello spettatore un coautore non solo concettualmente, bensì anche realmente attraverso la sua azione e assiste all'uso non previsto e non prevedibile che viene fatto del suo lavoro.


L'utente, che può fruire queste opere d'arte solamente navigando in Rete, viene invitato ad una interattivita che non si riduce al "clicca e compra"; diviene uno "spett-attore" (6) che collabora con l'artista per l'evoluzione dell'operazione. Nasce perciò un modo diverso di rapportarsi ad un'opera d'arte: si può scegliere il proprio atteggiamento e non si è obbligati a guardarla solamente, ma si hanno gli strumenti per fare altro, o meglio, molto di più. Infatti, il pubblico del mondo dell'arte, è abituato ad accostarsi ad opere che richiedono solo una loro contemplazione; fruendo di un'opera.net deve invece interagire con essa per rendererne esplicito il progetto.
Ci si potrebbe chiedere se con la net.art nasca il prototipo di un nuovo tipo di pubblico e se gli artisti siano divenuti loro stessi dei nuovi spettatori.


Gli 01.org (www.0100101110101101.org), in un'intervista realizzata da Tilman Baumgaertel, grande teorico di questo argomento (www.thing.de/tilman), dichiarano di non considerarsi "artisti ma solo spettatori".
Certamente si stanno sviluppando nuove figure sia di autore che di spettatore, dove i ruoli divengono spesso intercambiabili; il confine che li separava non è più chiaro, ma non una volta per tutte come sognavano le avanguardie storiche, bensì solamente "hic et hunc".

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IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLA NET.ART

La Net.Art sta attraversando un processo di storicizzazione, com'è provato dall'interesse delle istituzioni tradizionali verso questa forma d'arte e si prevede che tra non molti anni la potremmo ritrovare in tutti i manuali di storia dell'arte.


Questo processo d'istituzionalizzazione, che rientra nel destino di ogni nuova forma artistica con il passaggio da uno status di avanguardia al riconoscimento istituzionale, nel caso della Net.Art è stato molto più rapido del previsto se pensiamo che le prime sperimentazioni risalgono agli inizi degli anni novanta; e questo è avvenuto per svariate ragioni, come la rapidità con cui la rete si estende e la facilità con cui si possono connettere milioni di persone.

In questo processo una tappa fondamentale è stata la settantesima edizione della Whitney Biennal (http://www.whitney.org) che, nel museo newyorkese che la ospitava, ha aperto una nuova sezione dedicata alla Net.Art; per l'occasione sono stati selezionati e presentati nove progetti, molto diversi per stile, contenuto e impostazione. Questi lavori offrono svariati esempi sulla possibilità di usare artisticamente la rete, da ipertesti fiume (http://www.grammatron.com) alla realtà virtuale (http://www.turbulence.org/Works/broadway/index.html), da animazioni (http://www.redsmoke.com) alla grafica (http://www.superbad.com), da labirinti interattivi ad attitudini hacker-anarchiche (http://www.rtmark.com ; http://ouija.berkeley.edu; http://www.fakeshop.com; http://adaweb.walkerart.org/project/blindspot).


La prima galleria "storica" on line di Net.Art, tentativo di tradurre i paradigmi dell'arte tradizionale in rete, è ART.TELEPORTACIA ( http://art.teleportacia.org, per la mostra seguire: "Location=Yes"), creata da Olia Lialina, che afferma: "Art.Teleportacia fornisce un certificato che ti garantisce che l'opera che hai acquistato è originale". Si può ritenere che la prima vera mostra di Net.Art sia stata aperta da questa galleria in quanto, uscendo dal circuito d'arte tradizionale, essa frutta lo specifico di questa forma d'arte.

Risulta chiaro che la Net.Art ha portato ad una ridefinizione dello status stesso dell'istituzione museale e, se quest'ultima vuole confrontarsi con i nuovi processi creativi, deve dire addio al museo in quanto "contenitore" di opere da contemplare per dare il via alla creazione di laboratori attivi dove l'arte nasce, cresce e cambia. Le opere.net non possono essere presentate nel circuito dei processi espositivi dell'arte tradizionale senza essere in tal modo snaturate; il loro luogo di presentazione e punto di incontro degli artisti diviene il festival, dei quali il primo in assoluto è stato "On Line: Kunst im netz", tenutosi a Graz nel 1993. Altre importanti manifestazioni dedicate all'arte mediale sono: "Prix Ars Electronica" e "Observatory"; per quanto riguarda l'Italia, degne di nota sono "Netmage" e "Digital_is_not_analog", tenutesi entrambe a Bologna.


In rete è disponibile uno dei primissimi documentari su questa nuova forma d'arte; intitolato "Net.Art", è il frutto della collaborazione tra Jason Spingarn-Koll e la scuola di giornalismo di Berkeley. Questo lavoro cerca di mettere in evidenza le varie possibilità di uso creativo del web, illustrando vari progetti d'artista realizzati in Rete, tra cui quelli di Jodi.org, Rtmark, Mark Napier e Superbad. Il documentario è disponibile all'indirizzo http://journalism.berkeley.edu/netart/ (è richiesta l'installazione del Real Player).
Nel sito di Cafe9.net di Bologna (http://www.salara.net/cafe9), inoltre, è possibile consultare WebGallery (Dinamo), uno spazio di studio e approfondimento della Net.Art, con mostre, informazioni sugli eventi in corso, saggi e articoli.

La Net.Art è ormai una forma d'arte riconosciuta a livello internazionale e già si prevede che nel giro di due anni essa sarà in tutti i manuali di storia dell'arte, con tanto di nomi e cognomi degli artisti, di date, influenze e generazioni; nonostante questo, non si è ancora guadagnata uno spazio esclusivo nel panorama della stampa specializzata.
Gli interventi più interessanti in merito, spesso, si trovano ovunque meno che sui giornali d'arte, e questo probabilmente perché la Net.Art opera in territori di confine.


Per quanto riguarda la situazione italiana, una rivista che segue con competenza e continuità questo fenomeno artistico è NEURAL, diretta da Alessandro Ludovico e disponibile anche in versione on line (www.neural.it); su TEMA CELESTE possiamo trovare una sezione dal titolo "Web Sites"che recensisce i siti d'arte più significativi (http://www.temaceleste.com); da segnalare inoltre, la rubrica di Nico Piro "Il lato oscuro", all'interno di Internet News (http://inews.tecnet.it/articoli/).

 

 

Uscendo dai nostri confini la situazione migliora; da segnalare "ART BYTE", rivista americana (la versione in rete è disponibile all'indirizzo http://www.artbyte.com) e "MUTE", rivista tedesca (per la versione in rete consultare http://www.metamute.com).


I cosiddetti e-magazines offrono sicuramente un contributo più ricco e più mirato; in Italia, interessanti proposte sono offerte dal sito " THE THING" (http://www.ecn.org/thingnet) e dalle sezioni "ars", "ideas" e "work&projects" all'interno di NOEMA (http://www.noemalab.com) e dalla sezione "net art" di POSTMEDIA (http://www.postmedia.net).


Tra i contributi internazionali più interessanti spiccano RHIZOME.ORG (www.rhizome.org) e TELEPOLIS (http://www.heise.de/tp)

 

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NET.ART: POSSIAMO PARLARE ANCORA D'ARTE?

Net.Art: opere manipolabili e perfettamente riproducibili, opere che trovano nell'atteggiamento interattivo dell'utente la possibilità di evolversi e di manifestarsi, opere non finite che devono essere utilizzate e quindi attivate per esistere e produrre senso, opere multimediali che prevedono un rapporto attivo tra un artista che diviene spettatore e uno spettatore che diventa coautore.
A questo punto è inevitabile porsi alcuni interrogativi!


Ha ancora senso parlare d'opera d'arte originale e di plagi o falsi se tra loro non c'è più alcuna differenza, se viene meno, come conseguenza naturale dell'evoluzione digitale, l'idea stessa di originale?
Ha ancora senso parlare di "ispirazione" in un mondo fatto di numeri, o di "tocco d'artista" in un mondo accessibile attraverso il mouse, o di soluzioni cromatiche in un mondo fatto di pixel?
Ha ancora senso parlare d'artista e spettatore con i ruoli a loro attribuiti dal sistema dell'arte tradizionale?


Quello che è certo è il fatto che la Net.Art mette in gioco nuovi parametri critici, estetici e non (il coinvolgimento ludico, ad esempio), nuovi ruoli e un nuovo approccio all'opera d'arte, la quale diviene un'operazione culturale fondata su motivazioni innanzi tutto etiche; forse una nuova arte, che influenza e viene influenzata dalle nuove tecnologi e, in ogni caso, un sostanziale rinnovamento del sistema tradizionale artistico.

Di fronte alla domanda " Net.Art: è davvero arte?", Valentina Tanni propone che la soluzione più saggia sia quella di abbandonare la comoda etichetta "è arte", probabilmente molto rassicurante ma che non possiamo più usare applicandola con sicurezza ad una precisa categoria di oggetti.
Per molto tempo l'esperienza estetica, come ci fa notare V. Tanni, è stata una sorta d'accesso preferenziale alla sfera del senso, ma ormai i confini dell'arte sono stati completamente ridefiniti; e se, come sosteneva John Cage, l'arte ci deve rendere coscienti del nostro essere dentro l'esperienza, ogni esperienza, sia essa sensoriale o intellettuale, può diventare il veicolo di quest'operazione.


Valentina Tanni, seguendo il pensiero di Goodman, propone di abbandonare la domanda "cos'è arte" e di sostituirla con la domanda "quando è arte", diventando in questo modo consapevoli del fatto che un oggetto o un'azione possono slittare dalla sfera dell'esperienza comune a quella artistica, o viceversa; e l'artefice di questo slittamento diviene l'utente stesso in prima persona.
Gli 01.org (http://www.0100101110101101.org), net.artisti italiani, hanno dichiarato in un'intervista: "Ciò che sembra interessante non è la creazione di una nuova arte, ma la discussione e la sovversione dell'arte, dovremmo chiamarlo "artivismo" ? ".


E' certo, con la Net.Art i sicuri pilastri su cui poggia l'universo dell'arte tradizionale iniziano a barcollare. Tuttavia, mi sembra sia ancora molto difficile abbandonare questi sicuri e comodi confini, nonostante la nostra stessa quotidianità sia rivoluzionata in modo profondo da tecnologie sempre più pervasive (due "banali" esempi: il cellulare e il walkman).


Ho notato che se chiedo a qualcuno di farmi un esempio d'opera d'arte, questo qualcuno mi parla di tante forme artistiche ma quasi mai, per non dire mai, di opere.net; credo che questo sia dovuto non tanto o non solo al fatto che la Net.Art sia ancora un fenomeno poco conosciuto, bensì alla difficoltà di accettare come opera d'arte qualcosa che va al di là dei parametri tradizionali.

Dico questo perché ho avuto molteplici occasioni per parlare e fruire di opere.net con svariate persone (molte delle quali studiano arte come me) e i loro pareri parevano seguire un unico copione: "Ma è arte questa roba?", oppure "Divertente ma di sicuro non è arte"; e ancora, facce a dir poco stupite quando si rivelava come un'opera che richiedeva un'interazione vera e propria per manifestarsi, e non una semplice contemplazione.


Queste mie considerazioni non sono nate da un sondaggio in piena regola e sono state elaborate da una persona che ancora deve scoprire molto del mondo dell'arte, ma credo che possano far riflettere ugualmente su come sia ancora difficile attribuire l'aura d'opera d'arte ad un lavoro che oltrepassa i confini artistici tradizionali e su come la Net.Art metta in gioco nuovi canoni e competenze artistiche.


Io credo che l'arte non possa essere svincolata da ogni aspetto del contesto storico-sociale in cui essa nasce e si sviluppa; per questo, se mi fosse chiesto quale fenomeno artistico rispecchia il mondo della cultura occidentale dopo l'avvento del World Wibe Web, risponderei "La Net.Art" (non voglio dire con ciò che questo sia l'unico, ma certo uno dei più significativi).


Certo è rassicurante rimanere all'interno del sicuro sistema dell'arte tradizionale e ci vuole del tempo, molto tempo, per l'elaborazione di nuove definizioni ma, a mio parere, proprio questo sistema si rivela obsoleto e inadatto nei confronti delle forme artistiche dei nostri tempi.


Oggi è necessario, come ci evidenzia la Net.Art, lasciarsi alle spalle molte categorie e molti schemi legati all'arte tradizionale, giacchè insufficienti per descrivere e per capire a fondo queste nuove frontiere artistiche. Oramai non possiamo limitarci a contemplare tranquillamente l'opera d'arte; dobbiamo interagire con essa per darle un senso e farla evolvere.

 

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Ringrazio per la preziosa collaborazione Giovanni Gasparotto (giovannigasparotto@hotmail.com).

 

SITOGRAFIA

- http://www.temaceleste.com
- http://www.noemalab.com
- http://www.exibart.com
- http://www.flashgiovani.it
- http://www.GiulyArs.net
- http://www.ecn.org/thingnet

 

BIBLIOGRAFIA

- W. Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Einaudi, 1966.
- M. C. Cremaschi, L'arte che non c'è, 1987-1996. Indagine sull'arte tecnologica, Bologna, Edizioni dell'Ortica, 1997.

 

FONTI DELLE IMMAGINI

- http://www.exibart.com
- http://www.0100101110101101.org
- http://www.artbyte.com
- http://www.potoland.org
- http://www.grammatron.com
- http://art.teleportacia.org
- http://www.rhizome.org
- http://www.irrational.org

 

NOTE

  1. Nota anche come web art, new screen art o computer art.
  2. “Tutto questo diventa possibile solo con l’avvento della Rete (Net). (Art) L’arte come nozione è diventata obsoleta”, testo ricavato da www.exibart.com
  3. M. G. Cremaschi, “L’arte che non c’è” 1987-1996. Indagine sull’arte tecnologica, Bologna, Edizioni dell’ortica, 1997, p. 36.
  4. W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Einaudi, 1996, p.20.
  5. M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1997.
  6. M. C. Cremashi, “L’arte che non c’è” 1987-1996. Indagine sull’arte tecnologica, Bologna, Edizioni dell’ortica, 1997, p. 36.

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