UNA PROPOSTA PER UN MUSEO TELEMATICO DI ARTE INTERATTIVA by Tommaso Tozzi
Testo dell’intervento di Tommaso Tozzi al convegno
"Senza arte né parte - quattordici ore di domande sulla contemporaneità e
sulla necessità di un Centro per l’Arte Contemporanea"
Teatro Puccini - Firenze - maggio 1993
Un virus e’ qualcosa che ha la capacita’ di autoreplicare se stesso
contaminando, e dunque trasmettendo, l’informazione in esso contenuta a un’altra
entita’. La comunicazione sociale presenta tale caratteristica distributiva, ma
se si accetta di considerare fondamentale l’esistenza di un grado di
"interattivita’" nella comunicazione, ci si accorge che nei modelli di
comunicazione socio-culturale dominanti tale aspetto e’ spesso negato o
trascurato. L’interattivita’ "tradita" nella comunicazione e’ quell’aspetto per
cui al momento della trasmissione/contaminazione di un’informazione da un ente a
un altro si perde la possibilita’ che l’informazione si trasformi in relazione
alle necessita’ e alla volonta’ dell’entita’ ospite; ma anche che tale
informazione, cosi’ mutata, possa tornare indietro al mittente stabilendo un
dialogo reciproco che renda l’informazione non un elemento statico, ma un
qualcosa in divenire.
L’attuale realizzabilita’ di network globali tramite computer e modem sta
producendo la nascita di nuove "comunita’ virtuali" non limitate da barriere
geografiche, di razza, sesso e livello sociale. In tali network la qualita’
"digitale" dell’informazione puo’ favorire la risolvibilita’ di alcuni punti
essenziali per una comunicazione sociale realmente interattiva, equilibrata e
democratica:
Liberta’ totale di accesso all’informazione di tipo pubblico. Non deve
esistere censura e il costo di accesso deve essere basso. L’interfaccia d’uso
deve essere il piu’ possibile "friendly" e intuitiva, oltreche adattabile alle
esigenze dell’utente. Per rendere cio’ realizzabile, la tecnologia necessaria al
collegamento in rete deve essere distribuita a basso costo insieme alle
informazioni necessarie all’apprendimento del suo utilizzo; devono esistere
strutture sociali funzionanti all’interno delle quali sia possibile trovare
l’assistenza e la strumentazione necessaria per il collegamento.
- MANIPOLABILITA’ (Input/Output)
Non deve esistere copyright sull’informazione pubblica. Ognuno deve avere la
liberta’ di duplicare l’informazione per farne l’uso preferito.
Poter riutilizzare durante la vita quotidiana l’informazione copiata, come
fosse una parola del proprio linguaggio. Rendere in questo modo il linguaggio
dell’informazione un "dialetto" in continuo mutamento nella pratica quotidiana.
Far perdere all’informazione e alla cultura quella caratteristica di linguaggio
"colto", un latino dei tempi moderni, il cui possesso e’ regolato da leggi che
la rendono patrimonio e gestione di ristretti gruppi di potere. Poter inoltre
manipolare l’informazione adattandola alla "propria lingua".
Uguaglianza di diritti di produzione e "presentazione" di nuova informazione.
La risolvibilita’ di questo aspetto cruciale non e’ realizzabile senza una
completa riforma delle strutture che gestiscono l’informazione, tale da
avere:
- una partecipazione collettiva alla creazione dei contenuti
dell’informazione.
- una partecipazione collettiva alla creazione delle strutture e dei
linguaggi usati nella comunicazione.
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Dunque la gestione deve essere collettiva e partire dalla base
(AUTOGESTIONE).
I punti indicati sopra sono noti a molti movimenti culturali che nel passato
hanno cercato di risolvere i problemi ad essi connessi. Attualmente sta
diffondendosi un nuovo tipo di tecnologie che puo’ "aiutare" a risolvere alcuni
aspetti dei problemi esposti sopra. Il contributo di tali nuove forme di
comunicazione tecnologica potra’ avere senso solo se sara’ unito agli sforzi di
ogni altro settore della comunicazione sociale e dunque a qualsiasi altra forma
mediale della societa’.
Per fare un esempio pratico di come puo’ svilupparsi tale nuovo modello di
comunicazione grazie alle nuove forme tecnologiche, riporto brevemente gli
aspetti essenziali di una proposta di come dovrebbe funzionare un "museo d’arte
telematica interattiva":
La struttura del museo non deve limitarsi a un edificio unico. Il museo deve
essere un’entita’ virtuale connessa in un network globale tramite computer,
modem e linee telefoniche. Dunque una struttura decentralizzata potenzialmente
nelle case di ogni persona. Il costo di accesso a tale network deve essere
gratuito. Inoltre devono esistere strutture pubbliche che forniscono assistenza
per chi volesse collegarsi senza comprare le attrezzature necessarie o senza
saperle usare. Il museo dovrebbe funzionare come contenitore aperto di immagini,
testi, musica che rese in forma digitale siano disponibili a tutti e da tutti
acquisibili e rimanipolabili senza limiti di copyright. Chiunque deve poter
inoltre avere la facolta’ di inserire all’interno del museo/network la propria
musica, immagini, testi di modo che altri possano non solo vederli o ascoltarli,
ma anche rielaborali in una sorta di happening collettivo in divenire. Per
finire, ma essenziale, non deve esistere una gestione verticale del museo; tutti
devono avere lo stesso livello di possibilita’ di inserire o leggere dati senza
che alcuni dati diventino piu’ importanti o piu’ evidenti di altri; tutti devono
avere la possibilita’ di contribuire a costruire nuove interfacce e linguaggi
per muoversi all’interno del cyberspazio di tale museo; se dunque qualcuno vuole
proporre un museo a forma di tartaruga deve esserci un’opzione grazie a cui il
suo modulo software contenente la costruzione virtuale del museo/tartaruga sia
integrabile nel programma che gestisce il network e divenga dunque un’opzione
possibile per gli utenti quella del transito nel cyberspazio a forma di
museo/tartaruga; un’opzione possibile tra le tante.
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Un museo realizzato secondo tali principi potrebbe differenziarsi da quelle
strutture o manifestazioni ufficiali esistenti dove, a un largo afflusso di
pubblico, corrisponde una funzione dello spettatore che di fatto e’ quella di
garante "passivo" di consenso a una cultura imposta verticalmente da ristretti
gruppi al potere. In tali luoghi o eventi celebrativi le opinioni, piu’ o meno
polemiche sulla singola mostra, non hanno mai la forza di modificare
l’istituzione, ma si risolvono di fatto in pura e semplice pubblicita’ a loro
favore. Gli equilibri sono sempre decisi in altre sedi.
Dopo un iniziale tentativo con tecnologie analogiche (419695 - Fanzine
d’arte per segreteria telefonica 1987), dal 1990 sto conducendo un esperimento
che si muove nella direzione della proposta indicata sopra: HACKER ART
BBS, una banca dati telematica con sede a casa mia e connessa dal 1991 a un
network nazionale che dopo alterne vicende prende ora il nome di
CYBERNET. Tale BBS e’ nata con l’intento di essere un contenitore aperto
di dati che si situa a meta’ strada tra un’opera, una galleria e una rivista
d’arte. Gli intenti di HACKER ART BBS sono enunciati nella prima
schermata di collegamento. L’accesso e’ totalmente libero e gratuito telefonando
(con un computer fornito di modem) al numero 055-4224410, 24 ore su 24, max.
2400 baud.
In prospettiva di questo nuovo modello di comunicazione il ruolo dell’artista
non e’ piu’ quello del produttore di "merce artistica", ma di colui che produce
network. Creare "socialita’" e agevolare la possibilita’ di vivere in un mondo
dove la comunicazione sia il piu’ possibile aperta e’ il ruolo dell’artista,
alla pari di quello di chiunque creda nel valori del termine
"liberta’".
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