Un’opera astratta lascia aperta la figura all’improvvisazione.
L’assenza di un finale o di una storia permette di comprendere meglio il
frammento.
La ripetizione di un modulo può avvenire in infiniti modi
diversi.
Nella lentezza di un film, di una conferenza, di un ambiente...
...nella lenta crescita di una pianta si trova lo stimolo che produce
concentrazione e l’improvvisazione della mente.
Internet è terra fresca che attende la semina.
Il rapporto tra un individuo e lo sviluppo della sua semina.
Fare un figlio, piantare un albero, scrivere un libro; creare un rapporto in
cui si può fare delle previsioni ma di cui non si è certi dell’andamento e dello
sviluppo.
Il rapporto quotidiano per cui è necessario alimentare il frutto della
propria semina e da esso ricevere degli input sulla base dei quali verrà
realizzata l’azione successiva.
Analogamente il processo messo in atto durante l’evento
dell’improvvisazione.
Alle piante non viene dato un nome.
Evidentemente il rapporto che si stabilisce con una pianta è differente da
quello con un animale o essere umano.
Le nuvole non hanno un nome.
I sassi non hanno un nome.
Il terriccio non ha un nome.
Le pozzanghere non hanno un nome.
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Assegnare un nome alle cose, costruirvi intorno una mitologia, formalizza la
conoscenza, la trasmette impedendone la mutazione.
Assegnare un’identità alle cose naturali significa "appropriarsi" di qualcosa
che non si comprende, ma di cui si finge il dominio.
Assegnare un nome significa decidere il contesto all’interno del quale si
stabilirà il rapporto con l’entità nominata.
Normalmente viene assegnato un nome a ciò cui si vuole richiedere il rispetto
(o integrare all’interno) di determinate regole.
Assegnare un’identità a un sistema che contenga la vita e su di essa
orientarne lo sviluppo significa imporgli delle regole di cui poi è necessario
rendersi responsabili.
Interrompere un rapporto significa assumersi la responsabilità dell’eventuale
morte del proprio interlocutore.
La precarietà di un sistema di vita identificato in delle regole è la
conseguenza drammatica di un’eventuale interruzione del rapporto da parte di
colui che ha determinato la nominazione.
Improvvisare implica la possibilità di interrompere l’alimentazione del
rapporto.
Se il rapporto si fonda su un’identità di regole che rendono una parte
subalterna e dipendente dall’altra l’interruzione può provocarne la morte.
Uno sviluppo e una crescita "libera" da regole di identità consente
un’indipendenza tra le entità in rapporto per cui è possibile "improvvisare"
stili che non causano la morte dell’altro.
E’ necessario creare un contesto che permetta a ogni entità di
"autoalimentarsi" senza dover ricorrere all’aiuto di un interlocutore.
Le reti devono essere terra fertile dove seminare e in cui il vento, la
pioggia, il sole, ..., non siano divinità artificiali costruite e alimentate da
una casta al potere, ma eventi naturali la cui presenza è costante e
indipendente dalla volontà del singolo, dunque la risultante del tutto.
Deve essere possibile per chiunque "riprogrammarsi" i propri codici di
sopravvivenza all’interno del sistema "rete" per garantirsi di potersi
auto-adattare a un’eventuale deperimento delle condizioni che alimentano la sua
presenza nel sistema.
Le interfacce devono essere "educabili" secondo criteri soggettivi ed essere
in grado di influire nell’andamento del sistema per condizionarne lo sviluppo
verso le singole necessità. Il peso di ogni singola interfaccia deve essere
equilibrato rispetto alle altre.
La politica, l’economia, tra le altre, sono strategie possibili per
condizionare i rapporti. Creare monopoli, imporre "condizioni" di sopravvivenza.
Ci considerano alla stregua di vasi in terrazza e si permettono di andare in
vacanza lasciandoci senza acqua.
Al privilegio di vivere in una serra si contrappone l’assenza del
giardiniere.
Dobbiamo crescere in una terra vasta e libera.
Essere liberi di auto-determinarsi le proprie zolle.
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Di seguito alcuni ostacoli alla possibilità di "improvvisare" all’interno di
una rete: