C'è
ancora tempo per pensare ai sospetti, già rivolti da qualcuno
verso l'ultimo Spielberg, di puntare, con la scusa della fantascienza
in chiave politica, a colonizzare l'immmaginario con macchine da guerra
produttivo-pubblicitarie. Indubbiamente
Matrix, da piccolo
fenomeno di culto ha già ampiamente raggiunto le dimensioni
di un sistema pervasivo e invasivo di questo tipo, di cui il progetto
Animatrix è solo un'ulteriore appendice, ma conserva
ancora in parte, forse, un "principio di piacere" in grado
guidare anziché subire le ragioni dello spettacolo. E se in
generale l'ideologia produttiva lucasiana del genere fantastico ha
costituito - anche grazie a recenti modelli di riferimento come
Il
signore degli Anelli - un vero e proprio modo nuovo di concepire
il cinema, in tal caso alcune stranezze di una simile strategia produttiva
vanno comunque notate:
Animatrix, che costituisce il prequel
al primo episodio, esce completo in dvd il 2 giugno (ma 4 episodi
erano già in rete o in sala), una settimana dopo l'uscita nelle
sale del secondo episodio, mentre la data di uscita del terzo,
Matrix Revolutions, inizialmente prevista sei settimane dopo quella
del secondo, è slittata addirittura alla fine dei prossimi
sei mesi. Si può essere originali (o solo confusi?) anche in
questo.
L'idea di girare un prequel al primo film della serie Matrix, che
spiegasse la genesi e l'evolversi della guerra tra gli uomini e le
macchine, fu sostenuta dal produttore Joe Silver, che pensò
dapprima alla possibilità di realizzare un lungometraggio animato.
Il progetto andò poi a confluire in una nuova serie, composta
da nove cortometraggi animati riuniti sotto il nome di
Animatrix.
Il prodotto conserva ancora in parte la funzione di prequel, ma presenta
una varietà di stili e direzioni narrative notevole e, almeno
apparentemente, molto frammentaria. La realizzazione, infatti, è
stata affidata a differenti studi - tra i migliori in assoluto -,
in gran parte di origine asiatica, dove si è formato l'immaginario
che ha profondamente influenzato le creazioni dei fratelli Wachowski
(questi, tra l'altro, hanno scritto personalmente ben quattro episodi
della serie, mentre curavano gli
scripts e la regia dei due
sequel e la sceneggiatura del videogioco
Enter the Matrix).
Accanto allo statunitense Square USA, già pioniere della fantascienza
in CG (si tratta dei creatori di Final Fantasy - The Spirit Within),
compaiono dunque anche il giapponese Madhouse (di Yoshiaki Kawajiri
e Takeshi Koike), lo Studio 4°C (Mahiro Maeda, Shinichiro Watanabe
e Koji Morimoto) e il coreano DNA (di Peter Chung).
Sono ovviamente molti i motivi di interesse di questi cartoon, alcuni
dei quali presentano delle caratteristiche modalità di intertestualità
obbligata (come nel caso di
Kid's story), ma sono ben lungi
dall'essere un prodotto pensato esclusivamente ad uso e consumo degli
appassionati e cultori di Matrix, sempre più numerosi in giro
per il globo. La qualità dell'animazione è d'origine
controllata e l'eterogeneità dei materiali che hanno ispirato
i Wachowski è un po' meno
fusa che nei film, più
riconoscibile nelle fonti e nei generi, tanto che l'insieme suona
un po' come un esplicito riconoscimento verso il loro contributo immaginifico.
Animatrix è infatti l'autentico retroterra culturale
del progetto-Wachowski, che comprende, insieme al mondo degli anime
e delle arti marziali, anche gli espliciti referenti di una
vulgata
filosofica che dovrebbe sorreggerne la struttura. Ecco gli episodi
nel dettaglio:
The
second Renaissance I e II, i primi due episodi, scritti da Andy
e Larry Wachowski e disegnati dallo Studio 4ºC, costituiscono
il prequel vero e proprio e risalgono alle origini della guerra con
le macchine fino a seguirne gli ultimi sviluppi. I riferimenti alle
dimensioni mediatiche
e militari dell'impero americano sono abbastanza evidenti e lo stile
fra il documentario e lo
splatter del regista Mahiro Maeda
(già autore di
Blue Submarine n° 6) non si distacca
mai troppo dal regime SciFi, riuscendo a mantenere il necessario equilibrio.
Ci si commuove, come in
AI , per il brutale trattamento riservato
alle macchine.
In
Program, assistiamo a un combattimento simulato, in uno scenario
giapponese medievale, tra una ragazza di Zion e il suo amante, improvvisamente
convertitosi alla causa di Matrix. Il tema è il rischio che
i sentimenti vengano immolati alla battaglia da parte del ribelle
votato alla causa con spirito di sacrificio. L'episodio, scritto e
diretto da Yoshiaki Kawajiri (
Ninja Scroll,
Vampire Hunter
D: Bloodlust) per la Madhouse, è interessante per il il
colore e il disegno espressionistico, vagamente ispirati a Kurosawa,
ma meno efficace sul piano narrativo.
Il
protagonista di
Kid's story, uno studente che entra in contatto
con Neo e segue le istruzioni per sfuggire a Matrix, lo ritroviamo
in
Matrix Reloaded (è l'uomo che ringrazia continuamente
Neo per averlo salvato e gli consegna il cucchiaio del bambino del
primo episodio). Braccato dall'insegnante e dagli agenti di Matrix
sembra perduto finché, una sorta di miracolo, premio per la
sua forza di volontà, lo restituira al mondo libero. All'inizio
il ragazzo si sofferma sul vecchio quesito filosofico sull'impossibilità
di distinguere i sogni dal mondo reale: "C'è un po' di
realtà nella tua fantasia e un po' di fantasia nella tua realtà"
- la risposta fornita in chat da Neo è sibillina quanto quelle
dell'Oracolo nel film. Sritto anche questo dai Wachowski, è
uno dei più belli della serie, per nulla intaccatto dagli sperimentalismi
e dagli effetti sbavatura di Shinichiro Watanabe (
Macross).
Prodotto dallo Studio 4ºC.
World
record è il secondo episodio prodotto dalla Madhouse e
scritto da Yoshiaki Kawajiri (ma diretto da Takeshi Koike). In uno
stile ancora espressionistico, fra i più atipici del cinema
d'animazione giapponese, è tratteggiata la storia di Dan, velocista
imbattuto che per un breve momento
vede Matrix, scopre che
la sua è una realtà fatta di numeri. Gli agenti lo renderanno
innocuo con la forza, ma mentre ascolta seduto sulla sua sedia a rotelle
il racconto della sua infermiera, infarcito di suggestioni proustiane,
anche lui riceve una illuminazione "da madeleine" e si alza
improvvisamente sulle sue gambe.
Scritto
e diretto dal grande Koji Morimoto, per lo Studio 4°C,
Beyond
è il corto più legato all'animazione giapponese tradizionale.
Come in un'ennesima incursione carrolliana, la piccola Yoko insegue
il suo gatto scomparso fino a raggiungere una grande casa abbandonata,
dove accadono le cose più incredibili, come trasformazioni
e fenomeni di levitazione. La casa stregata, dove si riuniscono a
giocare i bambini, è un errore di Matrix, che ben presto scatena
la repressione. L'animazione è tra le più suggestive
e poetiche, in grado di tenere il confronto con lo stesso Myazaki.
Magici gli effetti di luce.
Matriculeted,
scritto e diretto da Peter Chung per Dna, è con
Il volo
dell'Osiris quello che presenta gli effetti più mirabili,
qui soprattutto per il colore e la luce. La tecnica mescola abilmente
l'animazione tradizionale e il CG per confezionare un'affascinante
partitura visiva (la storia è quasi un pretesto e i dialoghi
ridotti all'osso), che sembra in parte richiamare
Trohn e Moebius.
Mentre uno scienziato e la sua aiutante tentano difficilmente di riabilitare
un robot alla causa dei ribelli, si trova anche qui spazio per spunti
di riflessione filosofica sulla realtà virtuale e i sogni ("So
che ora non sto sognando perché so cosa significa essere in
un sogno" - "Quindi sognare ti fa capire che la realtà
esiste?" - "No, soltanto che esiste la mia mente, e questo
mi basta").
Detective
story, scritto e diretto da Watanabe (lo stesso di
Kid's story)
per lo Studio 4°C è una rivisitazione del noir classico,
recuperato negli ambienti e nel bianco e nero ma ambientato nel futuro
computerizzato di Matrix, in cui Ash, un investigatore privato in
bolletta, viene messo sulle tracce dell'hacker Trinity per consegnarlo
a delle autorità che preferiscono mantenere l'anonimato mentre
elargiscono compensi favolosi. Ash trova Trinity interpretando gli
indovinelli degli informatori ispirati al secondo libro di Alice (
Attraverso
lo specchio): arriverà a intuire la verità, non
ne uscirà, ma avrà assolto il suo ultimo compito alleandosi
a Trinity. Il
découpage e lo stile sono pieni di fascino;
le
texture e il chiaroscuro ricordano molto lo stile di Daniel
Zezelji.
The
Final flight of the Osiris, conosciuto anche come
Matrix 1.5,
è l'ultimo della serie, ma il primo ad essere stato distribuito
(ha accompagnato
L'Acchiappasogni di Kasdan all'uscita nelle
sale). E' anch'esso scritto dai Wachowsky Bros. ed il più pionieristico
e pubblicitario dei nove. Completamente animato in CG e supervisionato
da Andy-
Final Fantasy-Jones, ha visto all'attivo 45 animatori,
tra cui Matt Hackett e Tani Kunataki, per un anno di lavoro negli
studi di Square Usa a Honolulu. Anch'esso è direttamente collegato
al film e segue le vicende dell'Osiris, un hovercraft di Zion, nella
sua lotta contro l'aggressione di una macchina. La protagonista si
trova a combattere contro un esercito di sentinelle per raggiungere
la roccaforte e allertare l'esercito dei ribelli. Le tecniche usate
in
Final Fantasy qui sono, se possibile, addirittura perfezionate
e il livello di versomiglianza filmica è stato utile anche
per le sequenze più complesse di
Matrix Reloaded.