LE IMPRESE IMPOSSIBILI DEGLI SMANETTONI by Golem
Anno VII - numero 70 - POLIMEDIUM - Marted́ 22 Febbraio 2000
L'origine del fenomeno hacher risale
agli anni '50, un'epoca in cui i computer erano ancora ingombranti
macchine usate per scopi militari sconosciute al resto del mondo.
La storia inizia nel 1959 al Mit di Boston, Massachussetts institute
of tecnology, il prestigioso centro di ricerca sull'intelligenza
artificiale, ed
è dovuto all'arrivo nel centro di due dei primi computer
della storia: l'IBM 704 e il TX-0.
Queste due macchine tanto ingombranti da occupare intere stanze,
per farsi un'idea dell'evoluzione tecnologica del tempo, avevano
bisogno della manutenzione di una squadra di operatori specializzati
e richiedevano speciali sistemi di condizionamento dell'aria per
evitare il surriscaldamento delle valvole interne che avrebbero
distrutto le informazioni necessarie per farli funzionare.
Il primo hacker della storia è Peter Samson, una matricola
del Mit, e non si può certo ricordare come uno studente
modello, almeno secondo la rigida del centro.
La sua particolarità era piuttosto il fatto di essere,
insieme ad un gruppo di amici, un appasionato di trenini elettrici
e di elettronica. Spinti dall'imperativo di "metterci su
le mani", che diventerà poi un principio base dell'hacking,
il club degli appasionati di treniti elettrici passerà
dal modellismo ferroviario all'informatica, introducendosi al
principio irregolarmente, nelle stanze dei grandi elaboratori
del Mit per potrerne scoprire i segreti del linguaggio macchina.
Il computer Tx-0, in particolare, per le sue capacità "interrative"
fu determinante, e i primi hacker sperimentarono su di esso un
sistema di programmazione che consentiva la composizione dei programmi
direttamente sulla macchina basandosi su un linguaggio universale
in grado di far produrre al computer qualsiasi operazione.
In pratica sperimentarono i programmi precursori del moderno software
liberando le potenzialità di macchine siano ad allora usate
solo per fare calcoli.
La notte divenne l'unico momento per lavorare alla loro impresa
perchè i primi hacker dovettero adattarsi alle esigenze
del computer e sfruttare le ore in cui i grandi elaboratori rimanevano
inutilizzati.
Nel gergo degli studenti del Mit "Hack" era un termine
usato per gli scherzi elaborati che gli studenti inventavano regolarmente.
Samson e i suoi amici la adottarono però con un significato
più nobile.
Un "Hack" era un prodotto o progetto realizzato per
il piacere della pura partecipazione e "L'Hacker" diventò
l'appellativo riservato all'autore di un impresa informatica che
unisse innovazione stile e virtuosismo.
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