IL CYBORG by Antonio Caronia
Autore |
Antonio Caronia |
Copertina Dal mostro medioevale, inedita
contaminazione di piú corpi naturali, al "cyborg" (cybernetic organism),
né uomo né macchina, ultima figura di ibrido moderno. |
Titolo |
Il
cyborg |
Sottotitolo |
Saggio sull'uomo artificiale |
Edizione |
Theoria, Roma, 1985, Riflessi 24 |
Lettore |
Renato di Stefano, 1992 |
Classe |
critica
letteraria , fantascienza
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Indice
p. 7 Introduzione
15 Cosmografie
31 Morfologie
45 Corpi e meccanismi
75 Spettacolo, sesso, morte
91 Macchine intelligenti
109 Il prezzo dell'immortalità
119 Note
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Pagina 15 [ cyborg ]
Nella
fantascienza americana la figura del cyborg nasce abbastanza presto, negli
anni Venti, ed è piú o meno contemporanea a quelle del robot e
dell'androide, che la fantascienza riprende da tradizioni e contesti piú
antichi. Il termine, in quegli anni, non è stato ancora coniato (lo sarà
solo nel 1960, e non da uno scrittore di fantascienza, ma da due medici
del Rockland State Hospital di New York, Manfred Clynes e Nathan Kline,
nell'ambito di studi finalizzati all'astronautica): ma sulla natura dei
nuovi esseri non possono esserci dubbi. L'uomo dell' 8000 d.C. con un
meccanismo a orologeria nella testa con il quale può passeggiare nel tempo
e in dimensioni sconosciute ("The Clockwork Man" di E.V. Odle, 1923); i
cervelli immortali racchiusi in involucri metallici che progettano di
spostare la Terra dalla sua orbita per attrarla in quella della loro
cometa e cosí conquistarla ("The Comet Doom" di Edmond Hamilton, 1928); Il
professor Jameson, che sopravvive alla distruzione della razza umana
grazie, anch'egli, all'inscatolamento del cervello, e scorrazza per i
mondi nel secolo XXV ("The Jameson Satellite" di Neil R. Jones, 1931,
primo racconto di una lunga e fortunata serie): ecco i primi ibridi
uomo-macchina della fantascienza dei "pulps".
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Pagina 21 [ fisica newtoniana, spazio
]
Ma ben presto le cose cambiano. La diffusione della
versione ottocentesca, meccanicistica, della fisica newtoniana aveva
portato il colpo di grazia alle valenze simboliche di cui era dotata la
geometria dell'universo nella visione medioevale, in cui l'alto e il
basso, il noto e l'ignoto corrispondevano, come abbiamo visto, a qualità
«morali» e postulavano quindi un genere ben preciso di abitatori. Lo
spazio nella visione meccanicistica è un contenitore (nelle versioni piú
ingenue) o una funzione mentale (in quelle piú agguerrite, che tengono
conto della lezione di Kant), ma comunque omogeneo ed isotropo: non ha piú
direzioni né dimensioni privilegiate. Il mostro parrebbe quindi libero, in
linea di principio, di abitare dove piú gli aggrada, l'assioma baconiano
ha perso validità. E lo spazio, anche se sconosciuto, è nella sua essenza
tutto prevedibile e percorribile.
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Pagina 99 [ intelligenza artificiale, Searle,
cyborg, mente/corpo, funzionalismo ]
... I critici del
programma di ricerca dell'Intelligenza Artificiale, fra i quali si
annovera Searle, non si richiamano affatto a posizioni, per cosí dire,
«idealiste», ma al contrario fortemente materialiste, e identificano il
pensiero con l'attività di una macchina particolare quale è il cervello:
per questo trovano inconcepibile che si possano attribuire caratteristiche
«intelligenti» a qualcosa di immateriale quale è un programma, per quanto
complesso sia. I sostenitori dell' Intelligenza Artificiale, al contrario,
sembrano poco interessati alla questione «metafisica» del supporto
materiale dei processi intelligenti, e si concentrano su un modello della
mente, per cosí dire, «funzionale», piú attento ai modi di funzionamento,
alle relazioni, ecc. In questo senso il loro atteggiamento sembra
abbastanza vicino a quello dei medici e degli ingegneri della NASA che per
primi, negli anni Sessanta, teorizzarono i cyborgs spaziali. «Io credo la
che la vita sia piú una questione di relazioni e di organizzazione che di
materiale», dichiara Manfred Clybes. È chiaro che questa visione del
problema, che accantona come irrilevante, piú che assumere una posizione
precisa, l'antico dilemma mente/corpo, sembra la piú adatta ad assicurare
una pacifica integrazione fra uomo e macchina. In questa prospettiva il
cyborg è una figura molto meno conflittuale di quanto non appaia nelle
opere letterarie.
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Pagina 101 [ intelligenza artificiale, Turing,
macchina, video, computer ]
... Una delle prime
procedure proposte per decidere il carattere «intelligente» dell'attività
di una macchina è il cosiddetto test di Turing, che consiste nel
sottoporre al giudizio di un esterno una serie di elaborati
(sostanzialmente risposte a domande) che provengono da due interlocutori
invisibili al giudice, uno dei quali è un uomo e l'altro una macchina.
Quest'ultima supera il test se il giudice non riesce a identificare le sue
risposte in una percentuale significativa di casi. Questa immagine di una
stanza chiusa da cui escono informazioni, risposte, fogli ricoperti di
segni di scrittura o immagini, acquista un significato che va al di là del
contesto strettamente scientifico in cui viene usata dai ricercatori. Essa
richiama da vicino l'esperienza che abbiamo quando guardiamo un televisore
o usiamo un computer: un mondo piatto, bidimensionale ( i termini sono
descrittivi, non valutativi) quello del video, un mondo discreto,
segmentato, scomposto in tanti piccoli movimenti elementari, in tante
posizioni atomiche quello del computer. È del tutto normale che in un
lavoro scientifico si proceda in questo modo, per astrazioni e quindi per
sottrazioni di attributi agli oggetti che devono essere studiati.
Tuttavia, non possiamo evitare di provare un certo brivido, una sensazione
di disagio quando l'oggetto di questo studio è la nostra mente. Non
possiamo fare a meno di contemplare con un certo straniamento il mondo
segmentato e quantizzato del video e del computer: tanto piú se vediamo,
anche senza disperazione, che esso coincide sempre piú, in senso
letterale, con la realtà in cui viviamo. Tanto piú se ci accorgiamo che
alla segmentazione e alla quantizzazione del mondo corrisponde sempre piú
una frammentazione e una discontinuità del nostro mondo interiore,
dell'insieme di attività che siamo soliti chiamare « io ».
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