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Quando l'Ars si fa Electronica: invenzioni dal festival mondiale by Alessandro Ludovico
Tavoli da ping-pong con decorazioni acquatiche interattive, palline che si muovono con l'energia mentale e grafiche azionate dal batticuore. All'ultima edizione di Ars Electronica siamo alle solite, con installazioni che sfidano il nostro senso comune spingendoci a riflettere sui normali punti di riferimento quotidiani, permettendoci di guardare la realtà da nuove angolazioni.

Il telefono cellulare e le sue suonerie, per esempio. Con i suoni basilari che vengono emessi quando si premono i tasti o si scorrono i menù, potrebbero diventare un possibile strumento musicale. Dialtones (a Telesymphony) è stato l'evento che ha cercato di concretizzare quest'aspetto, sincronizzando e dirigendo per un'ora circa i suoni di circa 200 telefonini attraverso un software capace di visualizzare su grande schermo le unità risonanti in quell'istante, con sorprendenti melodie e arpeggi corali.

Ma l'evento che ha più affascinato i visitatori è stato A Sophisticated Soiree. Ognuno dei 64 ammessi alla serata doveva indossare un apparecchio che rilevava il battito cardiaco e lo trasmetteva a uno dei computer coinvolti. I battiti di tutti venivano analizzati in tempo reale, producendo degli spettacolari grafici pulsanti e influenzando la produzione sonora con il loro output, e un terminale posto in mezzo alla sala forniva in diretta le statistiche dei battiti collettivi.
    L'apparecchio, inoltre, segnalava la presenza di più persone con lo stesso numero di battiti al minuto, attraverso una spia colorata, mentre un'altra spia segnalava la rara coincidenza di due persone con il battito perfettamente sincrono (stesso numero di battiti scanditi nello stesso momento). Un'interazione totale realizzata da un discreto numero di artisti che per realizzarlo hanno investito tutti i proventi derivanti dalla ricompensa stanziata dal festival.

Fra loro anche l'unico italiano presente in qualità di artista, quel Jaromil già autore di software multimediale e dell'Hascicam, l'interfaccia che codifica un segnale video in Ascii. L'Electrolobby, invece, ha ospitato nei suoi ampi spazi la cultura digitale e il lifestyle più fresco con proiezioni continue di animazioni realizzate per videogame d'alto livello, sessioni temporanee e giovanissimi protagonisti.
    Fra questi la new media agency inglese Kerb capace di rari virtuosismi in Flash, o la geniale coppia di finlandesi creatrice di Habbo Hotel, una chat tridimensionale realizzata in Shockwave che funziona attraverso avatar simili ma completamente configurabili, che si muovono in un hotel virtuale a cinque stelle, con numerose possibilità d'interazione.

Notevoli anche i suoni da videogiochi degli anni ottanta utilizzati nella musica dei Micromusic, esibitisi in un breve concerto contornato dai video con personaggi a bassissima definizione che si muovevano a tempo. Presso l'Università dell'Arte, invece, era allestito lo spazio riservato agli artisti più giovani, il Takeover Campus. Fuori, nell'antistante Hauptplatz faceva bella mostra di sè un grande cartellone con alcune macchie di colore e un'enigmatica scritta: If you don't think this is art call e un numero telefonico di seguito. Si trattava di Paintball, un'installazione che consisteva in piccolo "cannone" che ad ogni telefonata ricevuta al numero suindicato, "spararava" grumi di colore che si trasformavano in ulteriori macchie sulla tela appesa con un effetto sempre più affascinante col passare dei giorni.

All'Ars Electronica Center, oltre alle installazioni storiche come Telegarden, il robot che teleguidato dagli utenti di Internet semina e fa crescere nuove piante, c'erano le ultime realizzazioni, presentate in anteprima. Fra queste PingPongPlus, consistente in un apparentemente normale tavolo da ping-pong, con una superficie sensibile, che ad ogni rimbalzo della pallina fa corrispondere proiezioni digitali di un'onda o dell'ombra di un pesce, che svelto esce fuori dai confini fisici del tavolo stesso, facendo diventare ogni partita un continuo muoversi di fantasiose forme. Clearboard, invece, consisteva in due schermi separati e indipendenti di fronte ai quali ci si poteva sedere e disegnarci sopra. Il video di ognuno mostrava la persona seduta di fronte all'altro schermo e i disegni effettuati erano "collaborativi", ossia, si sommavano, pur potendo essere cancellati con un apposito telo.

Un discorso a parte meritano le installazioni presenti al Centrum fur Gegenwartskunst. Spatial Sounds, innanzitutto, con bracci meccanici pendenti dal soffitto, dotati di strutture portanti fatte con rametti naturali di legno che, come creature aliene, rilevavano la presenza sonora dei visitatori torcendosi verso di loro. In You think therefore I am, passeggiando "sopra" le figure proiettate sul pavimento si potevano ascoltare pubblicamente i loro pensieri. E poi Brainball - winning by relaxing, un gioco in cui i due contendenti spostano una pallina rilassandosi il più possibile. Una fascia sulla fronte dotata di sensori rileva le corrispondenti onde cerebrali e spinge la pallina contro chi risulta più teso. Valicato un certo limite, quest'ultimo perde.

Nello spazio antistante il centro sono stati poi proiettati su grande schermo i cortometraggi della sezione Electronic Theatre, ossia le selezioni computer animation. Tutte opere eccellenti che hanno dimostrato una perizia dell'uso della computer grafica notevole, con tecniche notevoli che sanno unire sceneggiatura, storia della grafica d'animazione e innovazione con naturalezza. Molto seguita, infine, anche la conferenza tenuta da Oliviero Toscani, il celebre fotografo, ex pubblicitario della Benetton, che a 69 anni ha cercato di scuotere le giovanissime generazioni in ascolto, raccontando le sue (dis)avventure della globalizzazione pubblicitaria imposta dall'azienda per cui lavorava. Inneggiando al rifiuto della cultura di massa, e quindi anche delle tecnologie informatiche in quanto tali, ha affermato che a suo parere esse non portano a un mondo migliore come molti ragazzi credono, ma ad uno più piatto, uguale e conforme ai modelli imposti dalle grandi aziende. Le tecnologie informatiche quindi, sempre secondo Toscani, ci tengono occupati per così tanto tempo da non permetterci di pensare ad altro, facendoci diventare incredibilmente pigri. Se lo dice lui...

Prix Ars Electronica 2001 - i vincitori categoria per categoria:

Computer Animation/ Visual Effects
Le Processus, uno spettacolare cortometraggio d'animazione dei francesi Xavier de l'Hermuzière e Philippe Grammaticopoulos, dai tratti kafkiani e relizzato con un'ardita tecnica che disegna il protagonista e i suoi cloni con i tratti delle antiche litografie a legno.

Digital Musics
La composizione Matrix del giapponese Ryoji Ikeda, realizzata insieme ad un video con effetti di luce mozzafiato. Una pietra miliare nella minimal techno music contemporanea.

Interactive Art
La complessa installazione Polar realizzata dal tedesco Carsten Nicolai e dallo sloveno Marco Peljhan, capace di trasformare le condizioni di luce e d'ambiente di una stanza artificiale, appositamente preparata, il tutto attraverso degli apparecchi di metallo interattivi rispetto alle coordinate spaziali.

Net Vision Il gioco Banja del team francese cHmAn, realizzato in Flash con risultati di grande effetto e un'interazione che trae notevoli risultati dall'utilizzo innovativo di Flash. È in allestimento una versione in italiano.

Net Excellence
Il sito IPIRIAIYISITIAITIIIOINI dell'americano Joshua Davis, una sorta di vetrina per la comunità che sviluppa in Flash, in una sorta di apprendimento a distanza collettivo in maniera intuitiva e dettagliando il codice anche al pubblico.

Cybergeneration-u19 freestyle computing
Il gioco Jind dell'austriaco Markus Triska, in realtà un semplice linguaggio di programmazione re-implementato in Java e utilizzato per permettere a tutti di partecipare ad una competizione scolastica in cui bisognava risolvere un algoritmo.

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