ARTE E CULTURA IN ERA CYBER: IL TRANSMEDIALE DI BERLINO by Alessandro Ludovico
Sotto la direzione artistica di
Andreas Broeckmann e Susanne Jaschko, si è conclusa a Berlino la
quinta edizione di
Transmediale, festival di arte e cultura dei nuovi
media.
Trasferita quest'anno alla vasta
Haus der Kulturen der
Welt, la rassegna offriva un primo assaggio già fuori dalle
porte d'entrata, con la prima installazione fatta da un vecchio Pc
posto sopra uno spartano banchetto e con una scatolina di cartone
contenente alcune monetine lasciate dai passanti, mentre una scritta
attraversava lo schermo chiedendo: «Qualche spicciolo per favore».
Si trattava di
386DX cyberpunk band, un'opera di Alexei
Shulgin che consiste in un personal dotato di un processore 80386
che "canta", grazie a un programma di sintesi vocale, alcuni
classici del rock, fungendo da musicista di strada
artificiale.
All'interno dei saloni, invece, il design
contemporaneo brillava nell'arancio scelto come colore ufficiale di
quest'edizione, denominata
Go Public!, parafrasando lo slogan
delle offerte pubbliche d'acquisto, tipico delle start up della new
economy, ora cadute per buona parte in disgrazia. A dare l'idea
dell'impostazione c'era la cosiddetta
Medialounge, uno
spazio pensato per fruire di opere quali Cd-Rom, video o siti
Internet, sperimentabili tramite personal computer stando
comodamente seduti o addirittura sdraiati su morbidi cuscini
arancioni.
Nell'esposizione vera e propria si sono viste poi
vecchie conoscenze, come i
videogiochi modificati di
Retroyou e i
bracci robotici di legno sensibili alla presenza del pubblico di
Autopoiesis di
Kenneth Rinaldo, o
24/7 di
Wolfgang Stahele con la sua Web Cam puntata ventiquattrore al
giorno sull'Empire State Building di New York. Presenti pure nuove
opere come
Crank Web in cui un Pc era interfacciato ad una
manovella, in grado di riprodurre col suo movimento la velocità di
caricamento dei diversi elementi della pagina web, aggiungendo così
una dimensione fisica e personalizzata alla navigazione. A dir poco
spettacolare poi
Juke_Bots, l'installazione interattiva di
Mathias Gommel, Martina Haitz e Jan Zappe, in cui era possibile
avere il controllo di due robot industriali.
Attraverso una
serie di tasti, era consentito selezionare un disco e "scratcharlo"
su un giradischi posto al centro della sala, proprio come avrebbe
fatto un Dj professionista, cambiando pure traccia musicale a
piacimento e continuando a sfruttare gli automi per altre
combinazioni sonore. Anche
Iow di Peter Frucht cercava di
trarre
uno spaccato inquietante della Rete, estraendo ogni
minuto un certo quantitativo di dialoghi effettuati nelle chat di
mezzo mondo, per poi organizzarle con algoritmi che li rendevano
illeggibili e alieni, scambiandone le lettere, e visualizzandole in
uno spazio tridimensionale. I dialoghi, poi, venivano trasformati in
suoni attraverso un programma text-to-speech, e il tutto esprimeva
efficacemente la descrizione dell'artista di una rete
punto
d'incontro di mille linguaggi e allo stesso tempo Babele
d'incomprensioni, dovute anche all'ingestibile mole
d'informazioni che vi scorre.
>Fra le chicche del festival va
segnalata anche la performance di Randall M. Packer, nuovo
Secretary of the US Department of Art & Technology che ha
tratto più d'uno in inganno facendo credere che il nuovo Ministero
per l'Arte e la Tecnologia fosse stato davvero istituito
dall'amministrazione Bush e che lì venissero spiegate le sue
politiche d'attuazione; anche se ha poi sarcasticamente concluso con
un «Dio benedica l'arte e la tecnologia!».
L'indagine che i
responsabili di Transmediale cercano di portare avanti ogni anno
riguarda soprattutto
il software d'arte e le sue ripercussioni
teoriche e pratiche. Nel seminario
Software Speculations,
per esempio, il prof. Manfred Fassler dell'Università di
Francoforte, ha descritto la sua idea del
codice in quanto
oggetto, sciorinando una lista di definizioni, come "interfaccia
uomo-macchina" o "codice d'automazione", tutte apparentemente
attendibili, ma a volte in contraddizione fra loro.
Anche
quest'anno poi sono stati assegnati i premi di 5.000 euro ciascuno
nelle categorie
Image,
Interaction e
Software.
In
Image sono stati premiati due lavori ex aequo,
Pool_2 di Harald
Holba e
L'Invention des
animaux di Jocelyn
Roberts, il primo per la sconcertante
atmosfera claustrofobica, resa in prima persona, di un non precisato
essere che tenta invano di uscire da una piscina e il secondo per
l'ironia con cui un aereo sullo sfondo del cielo blu viene
algoritmicamente pilotato in evoluzioni impossibili. In
Interaction il vincitore è stato «...seine hohle Form...» di
Palindrome, una performance in cui il ballerino produce la
sua colonna sonora in tempo reale, mentre in
Software il
primo premio è andato, anche stavolta a pari merito, agli svizzeri
Local Area Network per il loro
TraceNoizer -
Disinformation on Demand e all'inglese Alex McLean per il suo
programma in linguaggio Perl
forkbomb.pl. Il primo è un
sistema per generare automaticamente pagine web basate sul proprio
nome e cognome, con immagini attinte dal Web, realizzando "cloni"
della propria identità virtuale che permettono di sviare tentativi
di controllo e sorveglianza, riproducendosi e modificandosi
continuamente. Il secondo è un ingegnoso codice modificato da un
classico esercizio di scienze, che fa soffocare le capacità di
calcolo del computer nei suoi stessi processi generati.
Sotto la direzione artistica di Andreas Broeckmann e Susanne Jaschko, si è conclusa a Berlino la
quinta edizione di
Transmediale, festival di arte e cultura dei nuovi media.
Trasferita quest'anno alla vasta
Haus der Kulturen der Welt, la rassegna offriva un primo assaggio già fuori dalle porte d'entrata, con la prima installazione fatta da un vecchio Pc posto sopra uno spartano banchetto e con una scatolina di cartone contenente alcune monetine lasciate dai passanti, mentre una scritta attraversava lo schermo chiedendo: «Qualche spicciolo per favore». Si trattava di
386DX cyberpunk band, un'opera di Alexei Shulgin che consiste in un personal dotato di un processore 80386 che "canta", grazie a un programma di sintesi vocale, alcuni classici del rock, fungendo da musicista di strada artificiale.
All'interno dei saloni, invece, il design contemporaneo brillava nell'arancio scelto come colore ufficiale di quest'edizione, denominata
Go Public!, parafrasando lo slogan delle offerte pubbliche d'acquisto, tipico delle start up della new economy, ora cadute per buona parte in disgrazia. A dare l'idea dell'impostazione c'era la cosiddetta
Medialounge, uno spazio pensato per fruire di opere quali Cd-Rom, video o siti Internet, sperimentabili tramite personal computer stando comodamente seduti o addirittura sdraiati su morbidi cuscini arancioni.
Nell'esposizione vera e propria si sono viste poi vecchie conoscenze, come i
videogiochi modificati di
Retroyou e i bracci robotici di legno sensibili alla presenza del pubblico di
Autopoiesis di
Kenneth Rinaldo, o
24/7 di
Wolfgang Stahele con la sua Web Cam puntata ventiquattrore al giorno sull'Empire State Building di New York. Presenti pure nuove opere come
Crank Web in cui un Pc era interfacciato ad una manovella, in grado di riprodurre col suo movimento la velocità di caricamento dei diversi elementi della pagina web, aggiungendo così una dimensione fisica e personalizzata alla navigazione. A dir poco spettacolare poi
Juke_Bots, l'installazione interattiva di Mathias Gommel, Martina Haitz e Jan Zappe, in cui era possibile avere il controllo di due robot industriali.
Attraverso una serie di tasti, era consentito selezionare un disco e "scratcharlo" su un giradischi posto al centro della sala, proprio come avrebbe fatto un Dj professionista, cambiando pure traccia musicale a piacimento e continuando a sfruttare gli automi per altre combinazioni sonore. Anche
Iow di Peter Frucht cercava di trarre
uno spaccato inquietante della Rete, estraendo ogni minuto un certo quantitativo di dialoghi effettuati nelle chat di mezzo mondo, per poi organizzarle con algoritmi che li rendevano illeggibili e alieni, scambiandone le lettere, e visualizzandole in uno spazio tridimensionale. I dialoghi, poi, venivano trasformati in suoni attraverso un programma text-to-speech, e il tutto esprimeva efficacemente la descrizione dell'artista di una rete
punto d'incontro di mille linguaggi e allo stesso tempo Babele d'incomprensioni, dovute anche all'ingestibile mole d'informazioni che vi scorre.
Fra le chicche del festival va segnalata anche la performance di Randall M. Packer, nuovo
Secretary of the US Department of Art & Technology che ha tratto più d'uno in inganno facendo credere che il nuovo Ministero per l'Arte e la Tecnologia fosse stato davvero istituito dall'amministrazione Bush e che lì venissero spiegate le sue politiche d'attuazione; anche se ha poi sarcasticamente concluso con un «Dio benedica l'arte e la tecnologia!».
L'indagine che i responsabili di Transmediale cercano di portare avanti ogni anno riguarda soprattutto
il software d'arte e le sue ripercussioni teoriche e pratiche. Nel seminario
Software Speculations, per esempio, il prof. Manfred Fassler dell'Università di Francoforte, ha descritto la sua idea del
codice in quanto oggetto, sciorinando una lista di definizioni, come "interfaccia uomo-macchina" o "codice d'automazione", tutte apparentemente attendibili, ma a volte in contraddizione fra loro.
Anche quest'anno poi sono stati assegnati i premi di 5.000 euro ciascuno nelle categorie
Image,
Interaction e
Software.
In
Image sono stati premiati due lavori ex aequo,
Pool_2 di Harald
Holba e
L'Invention des animaux di Jocelyn
Roberts, il primo per la sconcertante atmosfera claustrofobica, resa in prima persona, di un non precisato essere che tenta invano di uscire da una piscina e il secondo per l'ironia con cui un aereo sullo sfondo del cielo blu viene algoritmicamente pilotato in evoluzioni impossibili. In
Interaction il vincitore è stato «...seine hohle Form...» di
Palindrome, una performance in cui il ballerino produce la sua colonna sonora in tempo reale, mentre in
Software il primo premio è andato, anche stavolta a pari merito, agli svizzeri
Local Area Network per il loro
TraceNoizer - Disinformation on Demand e all'inglese Alex McLean per il suo programma in linguaggio Perl
forkbomb.pl. Il primo è un sistema per generare automaticamente pagine web basate sul proprio nome e cognome, con immagini attinte dal Web, realizzando "cloni" della propria identità virtuale che permettono di sviare tentativi di controllo e sorveglianza, riproducendosi e modificandosi continuamente. Il secondo è un ingegnoso codice modificato da un classico esercizio di scienze, che fa soffocare le capacità di calcolo del computer nei suoi stessi processi generati.
Per quanto riguarda le premiazioni, alla giuria ufficiale è stato affiancato un
sistema di voto particolare: ogni avventore era invitato ad esprimersi, con tanto di
cabina elettorale dotata di Pc, all'interno della quale era possibile indicare i propri favoriti. In aggiunta al voto era data anche la possibilità di scommettere piccole somme di denaro sulla triade dei vincitori, con l'intento di ricompensarli con una percentuale del
jackpot così raccolto.
Per il nostro paese va segnalata le presenze di
Jaromil, il cui workshop è stato particolarmente affollato e partecipato, con un'efficace illustrazione delle potenzialità e della struttura in divenire della versione 0.3 di
Freej, il suo programma di manipolazione del video sempre più popolare fra gli addetti ai lavori.
In
Paper.hype, invece, sono stati riuniti nella
prima conferenza di questo genere gli editori di quattro riviste cartacee di cultura dei nuovi media:
Mute, inglese,
Springerin austriaca,
Crash francese, e
Neural italiana.
L'arte mediale, grazie alla Rete e alle risorse tecnologiche di cui dispone, non conosce frontiere. Anche in quest'edizione di Transmediale hanno giocato un ruolo fondamentale gli incontri informali fra i partecipanti che hanno avuto luogo fra un evento e l'altro, quando cioè le prospettive, i retroterra culturali e, più in generale, l'umanità di ognuno (artisti, critici, giornalisti e spettatori) si sono potuti confrontare in piena libertà.