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L' INVASIONE DEI POST-CORPI by Antonio Caronia & Domenico Gallo
Tratto da:
Houdini e Faust, Breve storia del Cyberpunk  
di Antonio Caronia e Domenico Gallo
copyright 1997 Baldini&Castoldi
La fine della prospettiva moderna, mettendo in crisi la visione omogenea, regolare del mondo e della società, ci mette di fronte a una nuova centralità del corpo e a una riscoperta dell’ individuo.  Di questo processo James Ballard è stato uno straordinario testimone e commentatore. Con la sua grande capacità di visualizzare, di rendere quasi palpabili le trasformazioni che le tecnologie inducono sull’ uomo, egli ha raccontato come il mutamento antropico, rappresentato e insieme agito dai media, si trascriva letteralmente nel sistema nervoso dell’ uomo, Gli oggetti e gli eventi più spettacolari della tecnologia e dei media degli anni Sessanta diventano per lui altrettanti elementi di un paesaggio della psiche in cui, a poco a poco, svanisce quell’ orgogliosa distinzione tra io e mondo, tra interno e esterno che, nella sua esperienza divenuta fiction (in una memorabile scena di L’ impero del sole), la luce accecante della bomba di Hiroshima ha cancellato, Nelle possibili catastrofi planetarie, nelle malattie immaginarie che costituivano lo sfondo dei suoi primi romanzi degli anni Sessanta, Ballard vedeva l’ occasione perchè l’uomo ristrutturasse il proprio «spazio interno», il proprio sistema neurale, scontando il carattere traumatico di questo adeguamento, ma impegnandosi a non esprimere giudizi, a non contrapporre a questo stravolgimento planetario di tutto ciò che i secoli precedenti avevano considerato « umano » nessun atteggiamento nostalgico, nessuna rivendicazione di « valori ». 
Questo atteggiamento paradossale, che a volte disturbava i primi lettori, culminerà con due opere, La mostra delle atrocità, del 1970, e Crash, del 1973, concepite nel clima della cultura londinese dei Sessanta, in collegamento con il movimento dell’arte pop inglese e con un esplicito e ossessivo riferimento ai surrealisti. In questi libri Ballard porta alle estreme conseguenze il discorso iniziato nelle opere precedenti e disegna un quadro affascinante e mai eguagliato delle meraviglie e delle perversioni del media landscape, del «paesaggio delle comunicazioni» che proprio in quegli anni si affermava come il nuovo ambiente umano per eccellenza. 
 
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In La mostra delle atrocità, un personaggio dal nome e dall’identità evanescenti vuole ricreare attorno a se eventi pubblici traumatici degli anni Sessanta, che sono stati in qualche modo il terreno di prova della nuova funzione neurale dei media (1’ assassinio di Kennedy, l’ incidente dell’ Apollo), ma «in modo che abbiano senso». In Crash il protagonista Vaughan, ossessionato dal « matrimonio tra ragione e incubo che ha dominato il XX secolo », è maniacalmente attratto dagli aspetti sessuali degli incidenti d’auto e coinvolge un’altro personaggio, di nome Ballard, nel suo progetto di attirare Liz Taylor in uno di questi incidenti per consumare con lei un coito mortale, Lo stesso Ballard scrive nell’ introduzione che Crash è « il primo romanzo pornografico basato sulla tecnologia », Quanto Ballard sia affascinato, nel suo modo meravigliosamente ambiguo, dall’ artificializzazione del corpo, è testimoniato da tre racconti « Il lifting della principessa Margaret », « La plastica mammaria riduttiva di Mae West » e « La rinoplastica della regina Elisabetta », aggiunti nell’edizione americana del 1990 di La mostra delle atrocità. Si tratta di opuscoli tecnici riguardanti operazioni di chirurgia estetica, a volte ripugnanti nella loro fredda descrittività, che Ballard propone nell’ anonimo linguaggio medico, attribuendoli a personaggi dei media invece che ad anonimi pazienti. L’irruzione della tecnologia meccanica (riassunta nell’ auto e nella chirurgia estetica) nel corpo dell’ uomo serve a Ballard per segnalare un processo di cui nella civiltà industriale matura si fa esperienza quotidiana, senza magari rendersene conto: la distruzione del corpo tradizionale, da un lato bruciato nell’impatto traumatico con la tecnologia, dall’ altro perso nell’universo di simulacri in cui i media hanno trasformato la nostra vita. La comparsa del corpo come elemento centrale in varie tendenze artistiche degli anni 90 , -come la performance o la body art, costituiscono una risposta a questo processo: una risposta condotta in nome di un radicale rifiuto della tecnologia, di una valorizzazione dell’ elemento naturale di cui il corpo era simbolo e strumento. Ma Ballard non indulge in nostalgie, semmai seziona, osserva, analizza, come in una autopsia, lo scambio incessante tra paesaggio esterno, interno del corpo e media landscape, Il sistema nervoso dei personaggi è stato esteriorizzato, vaga messo a nudo, ed è diventato manualmente e tecnologicamente manipolabile attraverso i media. 
Antonio CARONIA e Domenico GALLO

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