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PARANOID by Matteo Arthur Turant
"Grazie dottore!"
"Arrivederci signora, e ricordi di non esagerare con le infiltrazioni."
Chiudo la porta; anche per oggi è finita. Getto il camice su una sedia, e rapidamente spengo i macchinari che uso per le visite.
Uno sguardo fuori dalla finestra. È già buio, le macchine dirette verso casa riempiono la strada di luci e rumori.
Sono stanco, mi sdraio un attimo sul lettino dei pazienti.
Quante persone ho visitato oggi? Non riesco a ricordarlo, forse dieci, forse dodici .
Accendo una sigaretta e da sdraiato osservo i disegni effimeri che il fumo traccia nell'aria.
"Bell'ipocrita che sono - penso per la milionesima volta - curo la salute degli altri e continuo a fumare"
Sogghigno; le solite eterne e false paranoie del fumatore.
Resto così, senza far nulla per un po', senza pensare a nulla. Cercando di pensare a nulla....
Succede sempre così, succede così da qualche mese.
Ma per quanto provi a fare il vuoto dentro la mia mente so che fallirò. Tanto il tarlo che mi rode oramai quotidianamente l'avrà vinta in pochi minuti.
E così è.
Mi alzo di scatto e con un gesto di stizza butto il mozzicone per terra. Pulirò domani.
Esco dalla stanza che uso come studio, attraverso la saletta che nel mio piccolo alloggio torinese fa da disimpegno, ed entro in camera.
Eccomi nel mio regno; il letto sfatto come al solito ( che senso ha farlo se nemmeno ventiquattro ore dopo devi riusarlo?), i miei amati libri sparsi ovunque, per terra, sugli scaffali, sotto il letto. Sparsi senza alcuna logica, ma so benissimo che se ne volessi trovare uno lo farei a colpo sicuro.
Ci provo. Dove ho messo le poesie di Ossian?
Mi muovo verso un angolo e mi chino a raccogliere il libro, di fianco a me Mr Henry mi guarda con le sue orbite vuote.
Sì, anche Mr henry fa parte del mio regno anche se è solo un modello di scheletro umano rubato anni fa dai laboratori dell'università.
"Ok è ora." Mi costringo a pensare.
Ma prima ho voglia di musica; frugo in giro alla ricerca di un cd che mi ispiri. Eccolo qua! Apro il lettore e lo metto su.
Mentre le prime note di Paranoid dei Black Sabbath escono dalle casse, mi accendo un'altra sigaretta.
Cosa manca? Ah si, una birra...
la prendo dal frigo e la stappo con un accendino.
Pronto.
Mi siedo alla scrivania facendo spazio tra le mille scartoffie. Riesco così ad appoggiare il pc portatile e ad aprirlo.
Cristonando perché non arrivo alla presa da seduto, mi contorco finché non riesco ad attaccare anche il modem.
Che palle!!! Come al solito il Windows ci impiega troppo per partire, forse chiederò a Spock di consigliarmi qualche cosa di meglio.
Bevo un paio di sorsi mentre attendo, finalmente posso far partire la connessione.
Fisso il desktop del pc.
"Verifica nome utente e password in corso"
"Accesso alla rete in corso"
"Connessione: 00,01"
"Connessione: 00.02"
i secondi scorrono sul video mentre vagabondo col mouse.
L'icona è lì, basta un click per aprire la posta, ma tentenno.
Ogni volta è così, specialmente da qualche settimana.
Là; dietro quella finestra, dietro un icona, mi attendono i messaggi dei miei Fratelli. Là mi attende il Pathos.
E ciò non mi rende tranquillo, anzi mi fa paura.
Paura perché nel momento in cui aprirò, apro e ho aperto, quella finestra cesso di essere me stesso.
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Cesso di essere Matteo Arthur Turant l'Ignaro, il Normale per divenire Matteo Arthur Turant l'Emphatico, il Risvegliato.
Forse divento qualcuno che non sono realmente; o forse divento quello che veramente sono.
Con un rapido movimento apro la finestra.
Ci sono diversi messaggi, li leggo. E mentre li leggo mi rendo conto di quanto il Pathos sia oramai nella mia vita.
Non è entrato certo di soppiatto, ha sfondato la porta principale e mi ha travolto. Mi ha portato a modificare la mia vita, a fare cose che non avrei mai fatto altrimenti. E la cosa non mi rende contento.
"Cazzo", leggo l'appello di Di Callisto per chi è contagiato dal MED.
E cosa dovrebbero dire loro? A cosa sono stati portati dal Pathos? A contrarre una malattia sconosciuta.
Si che la loro vita è cambiata.

Ripenso alle parole del Malatesta. Le avrò lette o le ho sentite? Non ricordo, ma non ha importanza.
Penso alle Note, o meglio penso alla parte mortale delle note, costrette a convivere con un essere alieno alla condizione umana. Qualcuno di loro ci riesce, buon per lui. Non so come faccia.
Ma penso anche a noi. Semplici mortali. Anche noi dobbiamo convivere con il nostro doppio. Non è facile convivere con l'Empathico che si è risvegliato in noi.
Sono confuso...
non so chi sono...
Forse sono quello che in due giorni è andato a Portovenere a incontrare gente che non aveva mai visto, che si è trovato una petroliera che gli puntava contro e poi è finito nella Matrice a fare a pugni con Stop the Pathos.
O forse sono quello che se ne è stato una settimana in montagna mentre i suoi fratelli nel Pathos lottavano contro la malattia?
Non lo so veramente.
E ho paura.... mi sento potente a essere parte di coloro che preparano il nuovo millennio.... mi sento un bambino di fronte a ciò che mi viene rivelato ogni giorno.
Non voglio che la mia vita sia stravolta. Non voglio che mi succeda qualcosa per il pathos. non voglio morire ne perdere i miei cari. Mi sento un vigliacco.
Non voglio più avere a che fare col pathos!!!!
Non voglio più.
Più.
Parole inutili. Pensieri inutili. Tanto lo so che ora parla solo il mio Io ignaro. Tanto lo so che domani sarò di nuovo qui per vedere se posso fare qualcosa al servizio degli Eterni. Oramai è una pulsione incontrollabile, che non diminuirà col tempo.
Domani sarò di nuovo un empathico.
Ma non stasera. Stasera voglio essere solo, solo e vigliacco.
Chiudo il pc di colpo. E me ne fotto che non si riavvierà bene.
Prendo la giacca ed esco.
Stasera ho voglia di camminare sul lungo Po', magari una birra o una canna tra amici.
Scusatemi voi che soffrite per il MED.
Scusatemi voi che state lottando per il Pathos.
Ma questa sera non voglio esserci.
Questa sera torno a essere un Ignaro.

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