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MOTIVI POSTMODERNI E AMBIENTE NELLE PELLICOLE CYBERPUNK
...sull'Esempio di Matrix dei fratelli Wachowski
by Paul "nEo" Martin
Nel suo Postmodernism for Beginners Richard Appignanesi suggerisce che il postmodernismo è qualcosa di inevitabile, affermando che "il moderno è storicamente sempre in guerra con ciò che viene immediatamente prima di esso" (1995: 19) e perciò "è sempre post-qualcosa" (1995: 19). Ne consegue che il postmodernismo è un modernismo che è stato portato ai suoi estremi ed è diventato la contraddizione di se stesso. Questa necessità del modernismo di diventare la propria negazione allo scopo di rinascere in una nuova forma deriva dal fatto che qualsiasi titpo di arte "può soltanto progredire verso il proprio auto-annichilimento" (1995: 45). Essendo una tendenza costante dell'umanità di progredire sempre verso la modernità, dovrebbe essere diventata una tendenza incessante annichilire il moderno e plasmare il portmoderno di ciò che rimane, i resti culturali.

Non deve sorprendere che il postmodernismo, che probabilmente ha le sue radici in architettura, ha fatto della letteratura la propria dimora e ha subito iniziato ad invadere generi e sottogeneri differenti, così come ha iniziato ad "infettare" altre arti e, infine, si è talmente diffuso tanto da diventare ubiquo.

Un sottogenere della fantascienza, il cyberpunk, è un esempio eccellente di letteratura postmoderna in quanto è stato, anche se forse inintenzionalmente, postmoderno fin dal suo inizio. L'arte cinematografica, d'altra parte, anche se ben lontana dall'essere postmoderna alle sue origini, ha adottato facilmente la postmodernità, in quanto la natura di far credere dell'arte cinematografica permette la fusione di convenzioni e il gioco con le immagini per presentare agli spettatori quadri di credibilità sconosciuti ai lettori della letteratura postmoderna.

Una fusione fra cyberpunk e cinematografia sembra essere inevitabile. Eppure solo pochi film cyberpunk sono stati fatti a tutt'oggi. Tra questi, il più famoso e spettacolare (forse il solo film cyberpunk conosciuto al di fuori del ghetto della fantascienza) ed anche il più postmoderno e Matrix dei fratelli Wachowski.

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Se c'è qualcosa che si può imparare dalla postmodernità, oltre all'essere presi nel suo gioco con il lettore o lo spettatore, il messaggio sarà di non credere in ciò che si vedrà, nel porre in questione ogni cosa, un messaggio che, oltre a informare, fa un brutto scherzo al suo recipiente.

Questo è proprio il messaggio di Matrix. Tutta l'idea del film è un assalto non solo ai sensi dello spettatore, ma anche al suo buon senso. Lasciando la sala cinematografica, si potrebbe pensare di essere proprio fortunati a vivere la realtà degli anni '90, e non nel mostruoso futuro descritto sul grande schermo. Eppure, dopo un attimo, si realizza che anche i personaggi del film pensano di vivere in degli anni '90 relativamente pacifici. Secondo un filosofo francese, Jan-François Lyotard, la condizione del postmodernismo è lo "scetticismo verso ogni metanarrativa" (Appignanesi, 1995: 103). L'ambiente postmoderno del film fa mettere in questione dagli spettatori anche un'altra metanarrativa, quella del tempo in cui vivono e di ciò che percepiscono come realtà.

Nel film stesso questa realtà non è niente altro che il simulacro postmoderno di Jean Baudrillard: una immagine che si è originata da un riflesso della realtà (qui, il mondo alla fine del XX secolo) solo per diventare, attraverso il mascherare l'assenza della realtà, un simulacro esistente indipendentemente che non ha nessuna relazione con alcuna realtà (Appignanesi, 1995: 130-132). Appignanesi indica che la gente di oggi "vive ciò che è già stato vissuto e riprodotto senza più alcuna realtà se non quella dell'immagine cannibalizzata" (1995: 49). In Matrix la gente del futuro vive qualcosa anche peggiore: una simulazione di quell'immagine cannibalizzata. Il riferimento alle idee di Baudrillard non è una coincidenza in quanto il protagonista della storia, Neo, viene mostrato mentre nasconde del software illegale nel libro di Baudrillard Simulacra & Simulacrum, proprio come i pistoleri nei film western classici erano soliti nascondere le loro armi nella Bibbia. Per di più il filoso francese è citato per tutto il film.

Il sopracitato prestito dai western non è l'unico. Matrix, come ogni buona opera postmoderna, gioca coi motivi e le convenzioni e per questo fa citazioni in continuazione. I registi giocano con gli spettatori facendo loro immaginare le fonti originali, e queste sono numerose. Dalla scena kafkiana dell'interrogatorio di Neo alla scena di sparatoria che ricorda l'ingresso di Arnold Schwarzenegger nella stazione di polizia nel primo Terminator. Dagli antagonisti sotto forma di misteriosi agenti, che assomigliano ad una versione moderna di Men in Black, a Neo che gioca a Supermen nella scena finale. O dalla scena alla Alien del debugging di Neo alla versione inversa di Biancaneve, Senza parlare di citazioni da Through the Looking Glass e da Il Mago di Oz. Ma probabilmente le citazioni più importanti sono quelle dalla Bibbia. L'anagramma del nome del personaggio principale è One (Uno) e viene indicato spesso, anche se non direttamente, come il Messia. Altre immagini bibliche, come quella di Sion, riappaiono continuamente per tutto il film. E tutto ciò viene servito con la slasa di convenzioni mescolate e fuse: quelle del film di fantascienza, delle pellicole di azione, anche delle commedie sentimentali e dell'horror... e tutto con un tocco di umorismo sempre presente.

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Il concetto generale di Matrix (quello della realtà sostituita dal virtuale) ci permette di guardare alla realtà "non-proprio-reale" presentata nel film come testo e, per questo, permette la testualizzazione dell'intera storia (e delle vite dei personaggi) ad un grado tale che è impossibile in qualsiasi altro ambiente convenzionale. Ciò che eravamo soliti considerare reale ci viene detto che non è altro che simulazione. Ciò che eravamo soliti considerare come fantasia è ora una realtà paurosa, quella delle macchine che governano il mondo. Ma le persone future vivono all'interno del testo, all'interno della fantasia creata dalle macchine, all'interno della matrice. La maggior parte di loro non sono altro che lettori, prendendo la realtà simulata "così com'è". Ma gli iniziati possono forgiarla secondo i propri voleri, proprio come dei lettori creativi possono reinterpretare il testo. Gli antagosti peggiori, gli agenti sinistri, non sono persone e neppure esseri reali, ma semplici programmi di computer. Gli agenti esistono solo all'interno del testo, anche se possono far male e anche uccidere. Qui un gioco con le convenzioni è anche un gioco sulle parole: quegli agenti appaiono come ufficiali statali che lavorano per un ufficio segreto, ma un agente è è anche un programma di computer che svolge automaticamente funzioni complesse.

In aggiunta, non solo Neo, ma molti altri nomi dei personaggi hanno significato simbolico. L'uomo che sveglia gli esseri umani dal loro sonno apparentemente infinito è Morfeo. La donna che completa la squadra con Neo e Morfeo si chiama Trinity. Ed infine il nome del traditore è Cypher che ha una somiglianza sospetta con Lucypher.

Tra coloro che hanno visto Matrix ci sono coloro che potrebbero aver sulle prime apprezzato i suoi momenti spettacolari, ma poi un po' alla volta hanno sviluppato un'insoddisfazione nei confronti del film e alla fine hanno iniziato a disprezzarlo, non vedendolo altro che come una serie di combattimenti di kung-fu in un ambiente fantascientifico. Molti critici la pensano così. Ma la gente a cui è piaciuto può rivederlo molte volte ed ogni volta che lo vede scopre nuovi elementi e nuovi livelli in questo indovinello postmoderno.

Richard Appignanesi, Postmodernism for Beginners, 1995, Cambridge

Andy Wachowski e Larry Wachowski, The Matrix, 1999, Warner Bros.


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